Imbarazzi e domande lecite

di Paolo Mieli

La duplice discussione ferragostana su parlamentari ma anche politici locali cacciatori di bonus e sulla obbligatorietà della immunizzazione anti Covid (quando avremo, se mai lo avremo, un vaccino più affidabile di quello di Putin), è servita ad archiviare quella ben più seria su ciò che accadde ai vertici dello Stato tra fine febbraio e primi di marzo allorché prendemmo piena coscienza del fatto che il virus era tra noi. Discussione archiviata ma non chiusa: prima o poi vedrete che ne riparleremo. Speriamo che per quel giorno ci siano stati messi a disposizione, nella loro integrità, tutti i documenti del caso. Non come stavolta che ci sono stati centellinati secondo una logica che nessuno si è dato carico di illustrare. E, visto che siamo in argomento, ci piacerebbe sapere chi è che decide se e quando va reso pubblico questo genere di documentazione? Se i dossier che ci sono stati mostrati possono essere considerati integrali? E infine chi è autorizzato a prender visione già adesso delle carte ancora inedite?

Comunque si può tentare un bilancio di quel che fin qui ci è stato dato di conoscere. Ci sembra di poter dire che il presidente del Consiglio e i ministri in quei giorni si mossero in modo adeguato. Con qualche ritardo, qualche confusione, qualche incertezza, qualche ridondanza comunicativa. Ma bene, anche tenuto conto del fatto che il nostro fu il primo governo europeo a doversi cimentare con la pandemia.

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