Matteo Salvini, propaganda con uso di minore

salvini

“Per amore dei nostri figli, per il bene dell’Italia, in difesa dei nostri valori e del nostro futuro. Possono anche processare un uomo, ma non potranno mai arrestare le nostre idee e la nostra voglia di Libertà. Grazie Amici, io non mollo”. Con enfasi eccessiva e maldestro patriottismo, Matteo Salvini ha postato questo messaggio su twitter il giorno dopo il voto con cui il Senato lo ha mandato a processo per il caso Open Arms. Il tono della sua comunicazione social è il solito, la tendenza al vittimismo che lo induce a sovrapporre il suo destino a quello del Paese pure. Quello che stona nel messaggio consegnato ai social è la fotografia allegata: l’ex ministro dell’Interno insieme alla figlia sorridente (e non pixellata) come parte integrante del messaggio politico da veicolare agli elettori. Insomma, classico caso di propaganda con minore.

L’intento comunicativo – si presume –  è quello di scatenare un coinvolgimento emotivo dell’utente dopo che l’aula di Palazzo Madama gli ha aperto le porte del tribunale con l’accusa di plurimo sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. D’altronde, “possono anche processare un uomo, ma non potranno mai arrestare le nostre idee e la nostra voglia di libertà, amici”, scrive Salvini. Forse la figura della bambina può servire – presumendo sempre di essere nella testa di consiglieri e spin doctor – a rafforzare il rapporto con i suoi follower, a renderlo più vicino, umano, quasi simbiotico in un momento di difficoltà del leader. Lo scatto, del resto, si inserisce nel fiume di foto di vita personale, di pranzi e cene, di momenti persino intimi che il leader leghista posta in continuazione sui suoi canali social. Una strategia comunicativa basata sul suo incessante monologo rivolto alla pancia del paese, innescato da una viscerale brama di consenso nel deliberato ma velleitario tentativo di abbattere tra sé e i suoi elettori il muro che separa il pubblico dal privato, gli affetti dai follower.

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