Migranti, Lampedusa al collasso. Il sindaco: “Stato di emergenza”

Lampedusa, 25 luglio 2020 – “È una situazione ormai ingestibile. Se il governo non proclamerà lo Stato di emergenza per Lampedusa lo farò io”. Con queste parole il sindaco di Lampedusa Totò Martello commenta l’ultima raffica di sbarchi sull’isola, altri tre nelle ultime ore. “L’hotspot non è più in grado di accogliere migranti – continua il primo cittadino -, la responsabilità di questa emergenza non può ricadere sul sindaco, sull’amministrazione comunale e sui lampedusani”. E sul centro di accoglienza aggiunge: “Deve essere immediatamente svuotato”. A Lampedusa in questo momento si trovano oltre mille migranti, dieci volte la capienza massima. “Oggi non ci saranno trasferimenti in traghetto verso Porto Empedocle – sottolinea il sindaco – e intanto i barchini provenienti dalla Tunisia stanno continuando ad approdare sull’isola”. In questo momento, sulla banchina si trovano una cinquantina di migranti ancora in attesa che venga deciso dove saranno smistati.

Botta e risposta Martello-Salvini

Totò Martello risponde alle affermazioni dei giorni scorsi del leader della Lega, Matteo Salvini, che, a detta del primo cittadino di Lampedusa, “continua a comportarsi da mentitore seriale, sostenendo che quando lui era ministro ‘non c’erano più sbarchi’: nulla di più falso. Quando Salvini era ministro gli sbarchi a Lampedusa sono sempre proseguiti, basterebbe leggere i report del ministero degli Interni per verificare quello che sto affermando”. E aggiunge: “Se Salvini fosse venuto a Lampedusa in quel periodo, quando da sindaco ho più volte chiesto una interlocuzione istituzionale con il Ministero che allora guidava, senza mai avere risposta, avrebbe visto con i suoi occhi le imbarcazioni dei migranti entrare in porto. Forse allora non è venuto a Lampedusa proprio per questo motivo, per non dovere ammettere la realtà e continuare a negare l’evidenza”. Salvini, continua Martello, “è venuto adesso per pura propaganda politica, comportandosi come un pericoloso ‘giullare di piazza‘ che fomenta odio e rabbia”. E il primo cittadino di Lampedusa conclude: “Quanto infine alle sue dichiarazioni nelle quali mi definisce un ‘poveretto‘, ebbene sì, forse lo sono: mio padre era pescatore, mi ha insegnato ad andare per mare quando ero ancora un ragazzino. Non frequento lidi balneari alla moda in giro per l’Italia, non mi sono arricchito con la politica e vivo ogni giorno insieme ai miei concittadini, nella mia  Lampedusa. Sono un pescatore, e sono orgoglioso di esserlo. Lui invece si fa chiamare ‘capitano’, ma capitano di cosa?”.

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