Conte imbiancato: il potere logora chi ce l’ha

di MICHELE BRAMBILLA

Faceva impressione la faccia di Giuseppe Conte ieri pomeriggio, quando si è presentato alle telecamere per il fare il punto della situazione sul vertice europeo. Il volto tirato, i capelli bianchi più numerosi, le occhiaie: il premier sembrava, se non il padre, il fratello maggiore dell’uomo che si era presentato a Bruxelles solo tre giorni prima come avvocato degli italiani. C’è da capirlo: le trattative lunghe e difficili, le notti presumibilmente insonni, le preoccupazioni, il peso della responsabilità e, diciamolo pure senza ipocrisie, il timore di un fiasco che potrebbe farlo sloggiare da palazzo Chigi.

Eppure, non è costui un uomo di successo? Fino a poco più di due anni fa nessuno sapeva che viso avesse, e neppure come si chiamava. Grillo lo pescò come un jolly per superare lo stallo fra Di Maio e Salvini. Da allora, Conte ha dato prova di essere intelligente e astuto. È stato bravissimo a conquistarsi un consenso fenomenale. Ieri Ilvo Diamanti, su “Repubblica”, ha pubblicato un suo sondaggio: Conte è considerato dagli italiani il miglior premier dal 1994 a oggi: 30 per cento di consensi contro il 25 di Berlusconi e il 10 di Prodi. Ma se è vero che il potere logora chi non ce l’ha – per citare per la milionesima volta Andreotti – è anche vero che il potere ha pure un effetto logorante.

Possiamo illuderci quanto vogliamo: ma il potere, insomma il successo, la gloria e la fama presentano prima poi un conto. Se scorriamo l’album della politica italiana e mondiale, abbiamo una lunga serie di invecchiamenti repentini. Tutti ricorderanno, credo, le foto di Obama alla fine del primo mandato: i capelli tutti bianchi e le rughe rendevano perfino un po’ patetico quel suo saltellare giovanile (il giovanilismo è sempre patetico) che esibiva al momento di scendere la scaletta dell’Air Force One. Eppure era il modello del presidente “giovane”.

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