Sovvenzioni e fondi ridotti. Cosa rischia adesso l’Italia

Già, perché la parte delle sovvenzioni, ovvero i prestiti che non devono essere rimborsati, ne uscirebbe ridimensionata di una cifra compresa tra i sette e i dieci miliardi su 80. Si tratterebbe della metà del nuovo deficit che il governo giallorosso chiederà da qui ai prossimi giorni per ridare ossigeno all’economia italiana.

È per questo che Giuseppe Conte ha più volte chiesto ai suoi di fare i conti per capire i reali effetti della nuova proposta confezionata per attirare i frugali. Scendendo nel dettaglio, aumenterebbe invece di 30 miliardi la quota relativa ai prestiti da restituire con un certo tasso di interesse da pagare.

Prestiti e calcoli

A proposito dei prestiti, sembra che quelli inerenti al Recovery Fund possano essere più vantaggiosi rispetto a quelli relativi al Mes. Le condizioni, insomma, sarebbero migliori, visto che i soldi messi sul tavolo da Bruxelles non sono vincolati alla spesa sanitaria. È per questo motivo, scrive ancora Il Corriere, che l’aumento dei prestiti potrebbe allontanare il ricorso dell’Italia al Fondo salva-Stati, soluzione osteggiata dal Movimento 5 Stelle.

Per Conte sarebbe una risicata vittoria politica: tornare a casa con un pacchetto sostanzioso, seppur ridotto, e non afferrare l’ancora di salvataggio del Mes. Il problema principale, tuttavia, sta nell’economia. Qualora gli aiuti economici dovessero davvero ridimensionarsi per far vacillare i frugali, l’Italia dovrebbe considerare di sacrificare almeno dieci miliardi. Non proprio briciole.

In ogni caso il premier italiano vuole assolutamente rientrare da vincitore. Poco importa se il fronte del Nord lo ha stretto all’angolo e, molto probabilmente, lo costringerà ad ingoiare una medicina amara. L’importante, per lui, è rassicurare maggioranza e mercati. Alla fine la logica di Conte può essere riassunta così: meglio avere meno soldi ma spendibili, che tanti denari ma non utilizzabili.

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IL GIORNALE

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