Sovvenzioni e fondi ridotti. Cosa rischia adesso l’Italia

Federico Giuliani

Strategie, calcoli complessi, conti che non tornano. Il Consiglio europeo straordinario – che, ricordiamolo, si sta protraendo dalle 10 del mattino di venerdì 17 luglio – è ormai entrato nel quarto giorno di trattative. I temi sul tavolo sono molteplici ma, inutile girarci intorno, l’interesse dell’Italia ruota principalmente attorno agli aiuti economici racchiusi nel cosiddetto Recovery Fund.

In un primo momento si parlava di 720 miliardi, 500 dei quali sovvenzioni a fondo perduto e 220 miliardi di prestiti. Per ammorbidire la posizione dei Paesi frugali, assolutamente non intenzionati a condividere il debito Ue, Bruxelles ha aggiustato il tiro limando la sua proposta. I soldi messi sul tavolo sono sempre 750 miliardi, anche se l’ammontare delle sovvenzioni scende a 360 miliardi mentre i prestiti salgono a 360.

Le nuove cifre sarebbero state pensate per convincere il premier olandese Mark Rutte e i suoi alleati del fronte del Nord ad accettare l’intesa. Indipendentemente dall’esito delle trattative, fa notare Il Corriere della Sera, dovesse essere questa la quadratura finale del cerchio, l’Italia rischia di bruciare una decina di miliardi di euro.

La riduzione della quota italiana

Il calcolo da fare è piuttosto complesso, così come il meccanismo che ruota attorno alla suddivisione degli aiuti da distribuire Stato per Stato. Con l’ipotetica nuova versione del Recovery Fund (360 miliardi di sovvenzioni e altrettanti di prestiti), la quota totale italiana dovrebbe salire da 170 miliardi a 190. C’è tuttavia un aspetto da considerare.

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