Il Pd e le tasse, un’attrazione fatale (ma la destra chiacchiera e basta)

Nessuno smentisce, così la voce circola: si prepara una stangata sulle tasse di successione. Oggi ereditiamo gratis fino a un milione di euro, come dire una bella casa con Jacuzzi in un quartiere elegante; in futuro verseremo il pizzo all’Erario per case meno lussuose (da 500mila euro in su) e i grandi patrimoni non la passeranno liscia. Secondo i canoni classici della giustizia sociale, il Governo giallo-rosso infilerà la mano nelle tasche dei ricchi incominciando proprio dalle fortune che vengono guadagnate senza una goccia di sudore. In fondo c’era da aspettarselo: nel resto d’Europa ereditare costa mediamente il triplo, in Francia addirittura dieci volte di più. Le imposte di successione da noi sono talmente basse – secondo uno studio dell’Agenzia delle Entrate valgono lo 0,05 per cento del Pil – che presto o tardi il Fisco ci avrebbe fatto per forza un pensierino. Per incassare qualche miliardo in più basterà allinearsi al resto dell’Unione. Facile, no?

Seguirà un “riordino” delle rendite immobiliari che, nei progetti del Pd ispirati dagli studi di Fabrizio Barca, salverà forse la prima casa, ma sarà fortemente progressivo. E anche qui le intenzioni sono da applausi: chi vive sulle spalle degli inquilini non può pagare meno tasse di chi produce ricchezza come ad esempio le imprese (che in Italia hanno carichi da record, ci battono soltanto i soliti francesi). Il parassitismo sociale va debellato nell’interesse delle stesse classi agiate. Perfino un liberale d’altri tempi come Luigi Einaudi sarebbe stato d’accordo, leggere per conferma “La terra e l’imposta”, sebbene il prelievo sulla proprietà immobiliare rapportato al Pil sia oggi già un filo sopra la media europea, addirittura il triplo che in Germania. L’”allineamento” con l’Unione, in questo caso, dovrebbe portare a sgravare di tasse le case e non il contrario, ma è inutile andare per il sottile. In questi casi ciò che conta è il fine. E quando si parla di denari pubblici, la prima domanda è: per farne che cosa?

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