L’ideologia non crea posti di lavoro

di RAFFAELE MARMO

Chiusi nelle ridotte di un’ideologia dirigista da socialismo reale, i grillini si tengono aggrappati alle loro bandiere del reddito di cittadinanza e del cosiddetto decreto Dignità come se nel frattempo non fosse cominciata la più grave recessione economica e sociale dal Dopoguerra. Ma se la misura per garantire un sussidio ai più disagiati, pur fallimentare e fallita per molteplici aspetti, ha almeno l’effetto congiunturale di alleviare uno stato di bisogno di migliaia di famiglie, la rigidità persistente sui vincoli per i contratti a termine e in somministrazione ha solo l’effetto di frenare, se non di impedire, anche quel minimo di ripresa dell’occupazione che possiamo attenderci in queste settimane.

Il Decreto Dignità è stato il vessillo sventolato fin dall’inizio del governo giallo-verde da Luigi Di Maio per dimostrare la natura “sociale” del Movimento non tradita dall’alleanza con la Lega. Peccato che l’occupazione (e tantomeno quella stabile) non si crea per legge, ma le regole possono ampiamente distruggere o limitare le spinte delle imprese ad assumere. E così è stato: il pacchetto grillino ha prodotto l’accelerazione della stabilizzazione dei contratti temporanei delle professioni medio-alte, di quei rapporti che erano intrinsecamente stabili perché “forti” nelle competenze. Mentre ha generato un’ulteriore precarizzazione dei segmenti e dei profili meno appetibili del mercato del lavoro: è l’effetto vortice dei contratti a termine attraverso mille imprese.

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