Preparare il futuro (in fretta)

di Francesco Giavazzi

C’è qualche timido segnale che gli effetti diretti del Covid-19 sull’economia si stiano attenuando. Il Pmi, un indice solitamente attendibile, costruito sulla base di sondaggi tra i responsabili-acquisti delle aziende manifatturiere, cioè coloro che acquistano i materiali necessari per la produzione, un indice che tiene conto di nuovi ordini, consegne e scorte, a giugno si è quasi stabilizzato. Un valore di 50 indica una situazione stabile. A marzo l’indice era crollato da 51 a 31. In giugno segnalava ancora una lieve contrazione dell’attività economica: 47,5 ma comunque in risalita rispetto a maggio (45,4). Anche la Banca d’Italia prevede che dopo un crollo nel 2020 (-9,5%) l’economia riprenderà e tornerà, a fine 2022, ad un livello del reddito vicino a quello precedente la pandemia.

Fra marzo e maggio è stato giusto impiegare tutte le risorse disponibili per proteggere lavoratori e imprese. Ma oggi bisogna cambiare registro e ricominciare a occuparci del futuro. Per farlo occorre partire dalla nostra situazione prima che il Covid ci colpisse, riassumibile in tre temi: la scuola, la produttività e il debito.

Incominciamo dalla scuola. Il Rapporto Invalsi 2019 mostra che oltre il 20, 30 per cento dei punteggi in italiano degli studenti di terza media dipende dalla scuola frequentata e dalla specifica classe. Ancora più alto è il dato per matematica.

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