La fine del mondo, 60 anni fa
di GIAN ANTONIO STELLA
Particolare della copertina della «Domenica del Corriere» del 17 luglio 1960, firmata da Walter Molino
Nove giorni prima dell’Apocalisse annunciata dal Profeta Emman, quando già l’altopiano himalayano e le vette andine e le Montagne rocciose americane stavano per essere sommerse, arrivò al rifugio Pavillon sul Monte Bianco anche una lettera da Parigi firmata da un certo Beato Gabriele D’Annunzio, al secolo il sedicente Joel Horis de Seire: «Mio caro fratello Emman, io discepolo D’Annunzio, protettore di 553 sudditi fedeli attualmente in viaggio per raggiungervi, mi faccio interprete di questa folla ansiosa per chiedervi di voler accordare a essi alloggio durante il periodo delle diverse fasi concernenti la fine del mondo. Il gruppo si compone di 151 francesi; 108 inglesi; 50 olandesi; 44 russi; 105 polacchi; 95 cinesi; uomini e donne insieme. Questa carovana ha al suo seguito 9 camion, 3 bulldozer, 2 camion con gru trasportabili, 3 gru fisse, 8 vetture anfibie, 6 motociclette, 22 jeep, 6 canotti pneumatici…».
Sei canotti pneumatici contro il diluvio universale che già era stato impegnativo per l’Arca di Noè quando «le cateratte del cielo si aprirono» e «cadde la pioggia sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti»? Eppure, mentre i giornali aggiungevano di giorno in giorno nuovi dettagli sempre più inverosimili e spassosi, centinaia di italiani e di stranieri, gente sempliciotta facile da incantare, ma anche un paio di ingegneri e un po’ di professionisti, cercarono sul serio di raggiungere il luogo scelto dalla Setta per sopravvivere alla fine del mondo. Spiccò tra gli altri un titolone a tutta pagina: «Aspettano il diluvio tra le nuvole». Il capolavoro, però, quel 14 luglio 1960, fu un elzeviro sul «Corriere della Sera» di Dino Buzzati. Una leccornia: «Da leggere alle 13,38 di oggi».
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