La rassegnazione di Zingaretti

A un certo punto, Nicola Zingaretti è diventato pressoché irreperibile: “Sono a Oriolo, del resto lo avevo detto…”. Il segretario del Pd non è una Cassandra. ma effettivamente alla direzione di un mese fa aveva chiesto, anche con una certa solennità, di sciogliere i nodi, elencandoli, prima del valzer degli Stati generali: Autostrade, Ilva, Semplificazioni, Alitalia.

A Oriolo, piccolo paese in provincia di Roma, il segretario del Pd ha incontrato Sergio Flamigni, ex parlamentare del Pci, intellettuale, oltre novanta primavere sulle spalle, insomma quella generazione che ha costruito l’Italia, altra tempra. E ha preso l’impegno di portare la sua sterminata documentazione, sul caso Moro, le stragi, la mafia, in una sede dell’Ater della Garbatella. È la fotografia di un distacco disincantato, proprio mentre sul cellulare gli infiniti messaggi registrano l’ennesima convulsione sul Ponte di Genova, una di quelle destinate ad aprire i giornali: Palazzo Chigi che dice di essere stato informato dalla De Micheli, la rivolta dei 5 stelle su Conte, il giorno dopo le Semplificazioni e il giorno prima della prossima tappa del calvario, presumibilmente l’Ilva.

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