Giuseppe Conte, un sincero dem

L’incontro, a Palazzo Chigi, è stato tenuto coperto fino all’ultimo minuto utile. Nicola Zingaretti si infila nello studio di Giuseppe Conte che sono da poco passate le tre del pomeriggio per riuscirne più di un’ora dopo. “Presidente, lo sai che chiediamo un cambio di passo, o il Governo fa politica o ci impantaniamo” il concetto espresso dal segretario Pd. “Siamo sulla stessa lunghezza d’onda, dobbiamo chiudere al più presto il decreto Semplificazioni e mettere la testa sulla correzione di bilancio”, la risposta del premier. Le rispettive diplomazie hanno lavorato nelle scorse ore per favorire il disgelo, i due si sono poi sentiti e hanno concordato di vedersi.

Conte ha voluto dare un segnale dopo che nelle ultime settimane ha subito un durissimo pressing da parte del Nazareno: “Piena convergenza con Zingaretti sul decreto Semplificazioni da portare presto in Cdm. La pensiamo allo stesso modo: bisogna correre”, sono le uniche parole del premier su un incontro sbandierato ai quattro venti, ma che il suo staff definisce come “privato”. Il capo del Governo per tutto il giorno ha provato a ricucire uno strappo che sa potergli essere fatale. Prima l’assist sulle regionali: “Possibile non trovare un momento di sintesi agli appuntamenti regionali?”, si è chiesto. Ovviamente avendo la risposta in tasca: “Sarebbe una sconfitta per tutti, anche per me, se non si trova un modo per fare un passo avanti. Basterebbe mettere da parte le singole premure”.

Il riferimento al Movimento 5 stelle e alla ritrosia di mescolarsi con i Dem è abbastanza chiaro. Ed è stato subito colto, scatenando un putiferio nelle chat dei parlamentari, in particolar modo quelli interessati dal prossimo voto amministrativo: “Lo dicesse che lavora per il Pd – è sbottato uno di loro – ormai è chiaro a tutti”. Il partito contiano all’interno di M5s si è messo in moto per stemperare, con poco successo.

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