Un diluvio di emissioni Ue sta per inondare il mercato: dai 52 di oggi a 850 miliardi. Le (vaghe) idee per finanziare il pacchetto ripresa

Vittorio Da Rold

Ma quante emissioni Ue avremo nei prossimi anni per affrontare quella che tutti considerano la recessione peggiore dai tempi della Grande depressione degli anni ’30? Ci saranno da trovare sul mercato delle obbligazioni i famosi 750 miliardi per il Recovery fund o Next Generation Plan secondo la definizione del presidente della Commissione Ursula von der Leyen nel discorso tenuto il 29 maggio scorso in Parlamento (in 4 anni), più 100 miliardi aggiuntivi per il neo Fondo per l’indennità di disoccupazione europea (Sure). E siamo già alla cifra monstre di 850 miliardi di euro.

Senza contare le emissioni della Banca europea d’investimento (Bei) a caccia secondo le parole del suo presidente Werner Hoyer anche di una ricapitalizzazione straordinaria di 227 miliardi di euro e del Meccanismo europeo di stabilità che si rivolge per i suoi bisogni finanziari sul mercato forte della sua tripla A.

La situazione attuale

Attualmente la Ue è poco indebitata visto che ha appena 52 miliardi di euro in strumenti di debito in circolazione. L’Unione ha una curva dei rendimenti liquida (cioè una linea che traccia i tassi di interesse delle sue obbligazioni tra le diverse scadenze) composta da 18 emissioni di riferimento.

I prestiti dell’UE sono autorizzati solo a finanziare prestiti ai Paesi. L’UE non può prendere in prestito per finanziare il proprio bilancio che viene finanziato dagli Stati memebri. Gli importi variano da piccoli collocamenti privati di diversi milioni di euro a emissioni di dimensioni benchmark (almeno 1 miliardo di euro).

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