Beppe Sala: «Lo smart working? Grande occasione: ma è tempo di riprenderci la vita»



Il mio invito degli scorsi giorni di tornare al lavoro, o meglio di tornare ai propri posti di lavoro, in persona, guarda alla complessità di tutto questo. Alla necessità che dopo il virus non si contribuisca anche con scelte sbagliate ad aggravare la situazione di diversi comparti economici, non di certo per perpetrare una società troppo basata sui consumi, ma per aiutare chi oggi rischia di perdere il proprio lavoro a riorganizzarsi, a provare a reinvestire nella propria attività e adeguarla ad un nuovo modello, che andrà esplicitato, condiviso, costruito. In una sola parola governato.

Temo che il lavoro a distanza, non adeguatamente inserito in una strategia complessiva, lasciata al semplice vantaggio economico o alle «forze del mercato», possa aumentare la possibilità che posti di lavoro vengano tagliati. Anche di chi oggi è in smart working. È questa la mia preoccupazione. Corroborata da indizi che raccolgo ovunque e che lasciano presagire prossimi «piani di efficientamento» da parte di moltissime aziende.

Per questo il mio invito è rivolto a tutte le lavoratrici e i lavoratori, così come agli imprenditori: appena possibile, con le dovute cautele e con la necessaria attenzione per tutti quei lavoratori che devono tenere al momento in un equilibrio difficile lavoro e famiglia, bisogna ricominciare a fidarsi. Tornare a riprendere la ricchezza delle nostre vite, che è anzitutto l’insieme di relazioni che intratteniamo. Una città, resa fantasma, è un incubo inaccettabile. Tornare a circolare, ad andare in ufficio o sul luogo di lavoro, riprendere la vita vivente: ho inteso dire questo. Uffici, servizi, negozi, artigianato, musei, teatri, cinema: con le distanze di sicurezza e le modalità di protezione che sappiamo, possiamo e dobbiamo rioccupare le nostre esistenze con la relazione fisica, a partire da quella nei luoghi in cui lavoriamo.

Dobbiamo evitare che quel «non lasciare nessuno indietro» resti solo uno slogan. Lo sarà se ognuno di noi non si pensa intimamente legato agli altri, nelle scelte che facciamo, nel percorso che disegniamo in questa società per il futuro.

* Giuseppe Sala è sindaco di Milano

CORRIERE.IT

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