Luca Palamara e Anm, altro che capro espiatorio. La contromossa è una bomba

Il clientelismo interno alla magistratura è un problema storico. Questa polemica di cui sono molto rammaricato con il collega Abbamonte che non penso di aver offeso e che non querelo per la frase sulla delegittimazione, voglio dire che fu lui nel 2017 a individuare nel carrierismo il vero problema che affligge la magistratura. E io lo sostenni e dissi che la magistratura non doveva rincorrere i giochetti della politica. Gli dissi di evitare di fare il Cencelli della magistratura e di cambiare ogni anno il presidente dell’ANM. Non è avvenuto e oggi ci troviamo ad affrontare i soliti problemi atavici”.

Gaia Tortora osserva: “Sembra una guerra tra bande mentre fuori ci sono persone che dalla giustizia si aspettano altro”, Palamara, come fece da Giletti a “Non è l’Arena”, risponde che ringrazia per la domanda alla quale non si vuole sottrarre, ma alla fine rimane sul vago: “Sono d’accordo con lei. Dobbiamo chiedere scusa ai cittadini e ai magistrati che stanno emettendo sentenze che rimangono travolti da queste cose e ci vedono come marziani. Qui parliamo della gestione del potere interno alla magistratura, rispetto alla quale io sono rimasto incastrato, sono rimasto inghiottito ma non intendo fare il capro espiatorio e lo ripeto. Ero animato dai più nobili ideali, poi nel 2007 una legge ha stravolto la magistratura: i generali diventavano soldati e viceversa. C’è stata una corsa sfrenata a diventare Procuratore della Repubblica, Presidente del Tribunale e noi siamo rimasti coinvolti in un meccanismo infernale. Chi era l’unico responsabile? Luca Palamara? No! Luca Palamara interloquiva con il mondo della politica e delle Istituzioni. Ma in questi giorni c’è un tema che è rimasto inespresso, quello della componente laica, dei non magistrati con i referenti politici e dei magistrati con i laici. E’ un tema che è necessario approfondire”.

Palamara manda un avviso forte e chiaro sul trojan: “Di cosa stiamo discutendo? Dei miei comportamenti? Dell’incontro con alcuni parlamentari? Chiarirò però c’è un problema: quella vicenda nasce nell’ambito di un’indagine penale e di colloqui catturati con il trojan. E io utilizzerò tutti gli strumenti che l’ordinamento processuale mi mette a disposizione per difendermi e se noi riteniamo che quel trojan non sia utilizzabile devo avere la possibilità di dirlo. Le norme vanno rispettate, viviamo in uno Stato democratico e chi riveste cariche apicali all’interno della magistratura le deve rispettare”. La giornalista domanda: “Gli esponenti politici trovano un accordo solo sulle nomine o influiscono anche sull’esito di una sentenza?” e Palamara dà una risposta aperta a diverse interpretazioni: “Sono netto. Le rispondo con franchezza: chi ha incarichi rappresentativi all’interno della magistratura guarda solo a chi lo ha eletto. A torto o a ragione il sistema delle correnti replica il sistema della politica. E’ lo stesso. Se non sono fedele alla magistratura poi non mi rinnovano la fiducia. Per il ruolo apicale che ho rivestito, ho molto sviluppato i contatti con la politica ma non per fare favori, per migliorare la giustizia. Le nomine erano un atto autonomo dell’Anm e lo rivendico con forza. Non lo dico io ma le carte dell’inchiesta di Perugia. L’anno scorso tutti titolavano che avevo preso 40.000 euro per una nomina, le carte dicono che non è vero, ma per quei fatti è stato messo il trojan che però non ha registrato la corruzione bensì gli accordi. L’accusa di corruzione ai mio carico? Devo rispondere di alcuni viaggi e dei lavori di una veranda che mi sarebbero stati pagati, ma io con la mia difesa dimostrerò di essere estraneo, che non è accaduto”.

Gaia Tortora tocca anche l’argomento delle verifiche su 20 giudici per “incompatibilità” e parte un battibecco: “Davanti a questo spettacolo, un cittadino si può fidare?” e l’ex pm: “Questo è il grande tema”, “Eh però lei ne ha fatto parte! Si era accorto del sistema ma le faceva comodo” replica la Tortora e Palamara inciampa: “Ehm, sì, facevo parte di quel mondo e ho provato a cambiarlo. So che sono visto come quello che parla perché non mi fa più comodo. Mi sono sempre battuto per una giustizia giusta. Oggi vengo accusato di fare attacchi indiscriminati, ma quello di chi stiamo leggendo non è altro che fatti di dominio pubblico. Il mio telefono il 30 maggio è stato sequestrato e da lì sono uscite conversazioni private che rappresentano uno spaccato del mondo della magistratura. Brutto? Negativo? Sì però era quello il mondo. Al cittadino bisogna assicurare l’imparziale amministrazione della giustizia” e la Tortora: “Eehh, ma così…”. Palamara però prosegue: “Il cittadino rischia di rimanere disorientato, è necessario un sistema di riflessione collettiva. Il sistema ha fallito e il meccanismo infernale non è più sostenibile. Se farò anche i nomi dei politici? Non faccio i nomi per correità, ma per dimostrare quale è stato il mio ruolo effettivo. E per farlo ho necessità di spiegare come funzionava tutto il sistema. Nessuno escluso. Quando sarò chiamato pubblicamente non mi sottrarrò ai fatti e queste cose le ripeterò all’Assemblea. Se mi chiederanno come e perché ho incontrato un politico, io non avrò difficoltà a spiegarlo e come e perché quel colloquio ha avuto influenza sulle nomine. Non sono stato certo io a inventare i rapporti tra magistratura e politica”. Gaia Tortora centra un altro argomento scottante: “Ma se hanno influenza sulla nomina, la nomina ha poi influenza sulla sentenza?” e Palamara: “Questo è un altro grande tema. Trovo alquanto singolare che io debba giustificare 1000 nomine fatte tra il 2014 e il 2018, spetterebbe ad altri, ad esempio al vicepresidente. Non tutte le nomine sono andate male, penso a Greco a Milano o Amato a Bologna. Il sistema non è andato bene quando su altre nomine, chi non apparteneva alle correnti risultava penalizzato. La magistratura è dominata dalle scelte che prendono i titolari dei gruppi associativi”.

Palamara sgancia un’altra bomba: “Se la fisiologia dei rapporti porta a merce di scambio come dice Minzolini? Beh sui processi bisogna avere le prove e dimostrare quello che è veramente accaduto (la Tortora sospira come a intendere che è difficile da provare e lui lo sa, nda). Qui parliamo di una fase che precede i processi ed è quella di individuare il miglior dirigente possibile. Prerogativa esclusiva della magistratura nonostante le interlocuzioni con la politica che non hanno influito direttamente sulle nomine”. Gaia Tortora lo incalza parlando dei processi a Berlusconi: “Con una certa nomina, i processi possono essere influenzati”, l’ex pm dà un colpo al cerchio e uno alla botte: “I magistrati erano di valore, se poi ci sono stati dei problemi sullo sviluppo dei processi è un tema che deve essere adeguatamente sviluppato. Merita di essere sviluppato”.

IL TEMPO

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