Dal prelievo forzoso alle tasse: il piano horror per fare cassa

Il tesoretto degli italiani

Come nel 1992 con il governo Amato, anche in quest’occasione si potrebbe ricorrere ad un prelievo dalle tasche degli italiani che, nei mesi di chiusura, hanno risparmato circa 20 miliardi. Romano Prodi crede che la strada da seguire sia questa, assieme a quella di accettare il Mes. In più, il democratico Graziano Delrio ha proposto una supertassa solidale da applicare ai redditi superiori agli 80 mila euro per il bienno 2020-2021. Insomma, tra un’imposta e l’altra il governo potrebbe “raccogliere” circa 30 miliardi, sette in meno di quelli che verrebbero dal Mes. Oltre a tante altre micro tasse con cui avremo a che fare nei prossimi mesi (come l’aumento dei rifiuti, l’occupazione del suolo pubblico e la pubblicità), ecco due nuove possibili amare sorprese.

Arriva il prelievo forzoso?

Soltanto “forzoso” serve a capire che non sarà una cosa piacevole: si tratta di una tassa che colpisce i depositi bancari ed i conti correnti. Il precedente risale a 28 anni fa quando il governo Amato prelevò dai conti correnti degli italiani il 6 per mille ma che oggi potrebbe arrivare al 10 per mille. Un’enormità. Per capirci: i depositi in banca ammontano a circa 1.500 miliardi, con il 10 per mille verrebbero prelevati dallo Stato circa 15 miliardi. All’epoca, invece, l’operazione fu legittimata con un decreto d’urgenza pubblicato alla mezzanotte tra il 10 e l’11 luglio perché servivano gli ultimi 8mila miliardi di lire per la manovra correttiva da 30mila miliardi di lire e l’allora ministro delle Finanze Giovanni Goria propose il prelievo forzoso.

L’Italia era nella tempesta e sull’orlo del fallimento. “Fu un male necessario”, disse anni dopo Amato per spiegare il motivo di una scelta così impopolare. L’Italia si trovava in una situazione di emergenza della finanza pubblica simile a quella di oggi con un debito pubblico che corre verso il 160% del pil e alta disoccupazione, ecco perché è altamente probabile che verranno toccati i risparmi dei cittadini. In più, recentemente il premier Conte ha affermato che il risparmio privato “è una delle ragioni di forza della nostra economia”. Un altro indizio.

Ecco le addizionali

Ma non è finita qui: nello tsunami delle probabili tasse in arrivo non si possono non considerare le addizionali, cioè le imposte sulle successioni e donazioni, la Tari, le addizionali comunali e regionali, l’imposta di soggiorno, sulla pubblicità e sull’occupazione del suolo pubblico. E poi ancora c’è la ‘green tax’ sulle emissioni di Co2 ed il tributo su giochi e lotterie.

Soltanto l’Irpef porterebbe nelle casse dello stato circa 4,5 miliardi di euro ma non da sola: si metterebbe mano anche alla tassa di soggiorno, un’entrata importante soprattutto per i Comuni in dissesto che frutta ogni anno circa 450 milioni di euro. Non pochi, ed è per questo che molto probabilmente aumenterà.

E poi c’è il ritocco dell’imposta su successioni e donazioni, che spunta sempre ad ogni manovra economica ma finora è stata sempre accantonata. Un dossier dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica guidato da Carlo Cottarelli ci dice che questa tassa è già aumentata anche nei paesi europei con un balzo fino a 820 milioni nel 2018, mentre la sola Francia ha incassato ben 14,3 milirdi. Sicuramente, lo Stato italiano saprà come “cavarserla” anche in questo caso.

IL GIORNALE

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