Fabio Rovazzi: «Se mi dicono che il Covid non esiste, impazzisco. Mio nonno è scomparso per quello…»

«Il caso dei gilet arancioni in piazza Duomo mi ha stupito. Non per le persone che ci sono andate ma per l’autorità che non si è fatta sentire. E quando qualcuno dice che il coronavirus non esiste lo prendo di petto. Impazzisco. Ho vissuto una tragedia da vicino».

Suo nonno è morto proprio per il covid e lei lo ha ricordato con post commuovente.

«La situazione nelle RSA era drammatica. Ho vissuto mesi brutti combattendo contro cose assurde. Avrei potuto fare un post di divisione e attacco. Non l’ho fatto per rispetto del nonno e per non sporcare il nostro rapporto. Con i giorni ho capito che cercare il colpevole per una cosa imprevedibile come questa non era utile».

Da un po’ di tempo lei prende posizione sull’attualità…

«Lo faccio con attenzione e soprattutto informandomi prima. Non voglio fare disinformazione come fanno tanti personaggi del web che parlano senza arte né parte per seguire un trend senza credere in quello che dicono. Le mie sono opinioni e mi piace potermi confrontare anche con chi non le condivide».

Ha anche appoggiato le proteste antirazziste per la morte di George Floyd, il cittadino afroamericano ucciso da un poliziotto…

«Purtroppo in Italia siamo ancora indietro sul tema razzismo. Qualcuno mi ha scritto: “impedire gli sbarchi non è razzismo”. È fondamentale far capire subito ai ragazzini quali sono i valori da sostenere, l’uguaglianza in tutti campi, il rispetto delle donne…».

Come sta approfittando della libertà riacquistata?

«Sto traslocando. Dopo due anni e mezzo di lavori la casa è pronta. Un concentrato di tecnologia: sala cinema con Dolby Atmos, studio di registrazione, rubinetti con asciugamani elettronico… la tecnologia stessa è stupita di quanta tecnologia ci abbia messo. È la mia prima casa di proprietà, la vivo come un conquista personale».

Il trasloco cosa sta facendo riaffiorare?

«Sto ripercorrendo gli ultimi anni, mi ricordo i momenti belli… Appendere i dischi di platino di “Andiamo a comandare” sarà un po’ egocentrico, ma credo che lo farebbe chiunque. Come con la medaglia della corsa campestre».

Ha anche quella?

«Certo. Era l’unica cosa sportiva che facevo. In resistenza battevo tutti».

Ha trovato foto che non vorrebbe rivedere?

«Non se ne stampano più visto che c’è Instagram. Forse la mia generazione nel privato vuole essere ancora più segreta e meno esposta».

Durante il lockdown ha lanciato il suo profilo su Twitch, piattaforma social per il gaming.

«Mi spiace quando vedo che quel mondo viene minimizzato e ridicolizzato. I videogame per alcuni pro-player non sono più un divertimento ma un lavoro che richiede allenamento, tecnica… Questo progetto per me è un modo per cercare occasioni di scambio con altre persone».

Ha fatto dirette con vari personaggi: da Briatore a Mentana, da Michelle Hunziker a Jovanotti… Chi l’ha sorpresa di più?

«Non è necessariamente positivo. Quando ho annunciato Renzi tutti i personaggi del web mi hanno sconsigliato di invitarlo perché ai ragazzini non interessa la politica. Ero preoccupato che facesse propaganda. Anche fare il simpatico in fondo lo è, ma poteva fare peggio».

Con Jack Black ha catturato un’altra star di Hollywood…

«Me lo avevano presentato alla Fashion Week e lui mi aveva fatto i complimenti per la gag con Will Smith. Mi aveva emozionato pensare che qualcuno gli avesse parlato di me. Per questa diretta l’ho contattato via Instagram e ne è nata una conversazione di un’ora. Amo il cinema, parlare con lui di Tarantino è stata una soddisfazione».

La vedremo presto tentare la strada americana al cinema?

«Hollywood è un mondo fantastico e sotto il glitter devi imparare a conoscerne i meccanismi. Ci sono possibilità interessanti e contatti, ma mi spaventa ancora».

CORRIERE.IT

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