Conte: «Sui fondi Ue confronto con tutti, non è un tesoretto del governo»

di Monica Guerzoni

Chissà se la pochette bianca con la piega presidenziale, che dopo tanti giorni neri torna a spuntare dal taschino di Giuseppe Conte, simboleggia il messaggio di ottimismo e fiducia che il presidente del Consiglio ha voluto mandare all’Italia e al mondo dal cortile di Palazzo Chigi. Un messaggio che, nella sostanza, dice agli imprenditori, alle parti sociali e anche alle opposizioni che i miliardi europei non sono «un tesoretto di cui deve disporre il governo in carica», ma una «risorsa dell’intero Paese». I soldi del Recovery fund, riconosce Conte, non sono immediatamente spendibili e questo è un problema: «Stiamo lavorando con la Commissione europea per avere delle anticipazioni». Questi soldi serviranno a realizzare un «progetto lungimirante condiviso con tutte le migliori risorse» dell’Italia. Dai sindacati a Confindustria, da Renzi a Salvini, fino alle «singole menti brillanti» di cui Conte, nell’ansia di blindarsi, afferma di voler raccogliere i suggerimenti: «È un patto per la rinascita che disegneremo insieme, è giusto che veda partecipi le opposizioni». Ma niente rimpasto, perché «non c’entra con la rinascita».

«Emergenza alle spalle»

Il premier rivendica la scelta delle «riaperture progressive» e festeggia la costante discesa del virus: «Ci meritiamo il sorriso e l’allegria. I numeri sono incoraggianti, la strategia è giusta». E dunque l’Italia riapre i confini regionali, si torna a viaggiare «senza più autocertificazione», si può partire per l’estero e gli stranieri possono venire da noi. Ma non possono chiuderci le porte in faccia: «Non vi è motivo che Austria, Grecia o altri adottino inaccettabili discriminazioni. Non vorrei che l’Italia dovesse pagare il prezzo della trasparenza». Se il nostro Paese è tra i primi a «riaprire in sicurezza» è perché gli italiani hanno accettato di modificare le loro abitudini di vita e dovranno continuare a farlo: «Le uniche misure efficaci sono distanziamento fisico e uso delle mascherine». Chi non rispetta le regole compie «una grave leggerezza», perché ogni giorno si registrano nuovi contagi. E i cortei della destra con bocca e naso all’aria? «Di fronte a una prova così dura ci mancherebbe che non ci fosse gente a manifestare, ma se in questi assembramenti dovessero nascere dei focolai sarebbe un peccato».

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