Il discorso di Mattarella: una ricostruzione morale per l’Italia

Il presidente della Repubblica Sergio
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

C’è un esprit moroteo, nel cuore di questo messaggio di Mattarella in occasione della Festa della Repubblica, dove si evoca “qualcosa che viene prima della politica e ne segna il limite”. Quel qualcosa “che non è disponibile per nessuna maggioranza e nessuna opposizione” è “l’unità morale del Paese, la condivisione di un unico destino, il sentirsi responsabili l’uno dell’altro”. Non “una generazione contro l’altra”, “un territorio contro l’altro”, “un ambiente sociale contro l’altro”. Parole dietro le quali, traducendo la poesia in prosa, non è difficile leggere la preoccupazione per la confusione, anzi diciamo le cose come stanno, per il gigantesco casino istituzionale di questi giorni: le regioni in ordine sparso, la ridda di ordinanze, i passaporti sanitari, le risse sui dati di contagio, insomma il quadro di sfarinamento della fragile impalcatura unitaria, figlio appunto della perdita del senso del limite.

E c’è tutta un’antica sapienza repubblicana nel riferimento allo “spirito costituente”, alla capacità mostrata dalle forze politiche, nel dopoguerra, di condividere valori e principi su cui ricostruire l’Italia, sia pur in quadro di contrapposizione ideologica. Un “nuovo inizio”, fondato sul cemento dell’“unità morale” che ha consentito di ricostruire il Paese su basi nuove, che lo ha tenuto assieme nei momenti più difficili della sua storia e che consente ancora oggi di farci “riconoscere legati da un comune destino”.

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