Autostrade lancia la sfida al governo: “Senza prestiti niente investimenti”

Teodoro Chiarelli

Atlantia rompe gli indugi e va allo scontro con il governo sulla questione Autostrade e minaccia la possibilità di un contenzioso dall’esito tutt’altro che scontato con lo Stato. Lunghi mesi di trattative non sono stati sufficienti a trovare una soluzione sul contenzioso nato dopo lo scellerato crollo del ponte Morandi a Genova con il suo fardello di 43 vittime. I manager della famiglia Benetton, che controlla Atlantia attraverso la holding Edizione, hanno voluto superare la sgradevole sensazione di terra bruciata attorno al gruppo. Niente liquidità da Cdp e nemmeno dalle banche attraverso la garanzia Sace. Questo perché il “downgrade” di Autostrade per l’Italia seguito alla norma del Milleproroghe che cambia il valore dei meccanismi di indennizzo in caso di revoca della concessione (fra 22 e 23 miliardi secondo il modello di calcolo originario avallato anche da Mediobanca; non più di 8 miliardi con i nuovi criteri), ha inceppato tutti i meccanismi creditizi. Così Atlantia ha convocato un consiglio di amministrazione straordinario e dato un’indicazione secca alla controllata Aspi: avrà 900 milioni stanziati dalla holding per la sola messa in sicurezza della rete, ma contestualmente blocchi tutti gli altri investimenti. Che non sono esattamente bruscolini: 14,5 miliardi di lavori.

L’esecutivo cerca un compromesso e punta a un taglio delle tariffe

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Ilario Lombardo

Atlantia parla di gravi danni dovuti alle lentezze delle decisioni e alle scelte del Milleproroghe che tengono la società sulla graticola dei mercati e annuncia di «aver dato mandato ai propri legali di valutare tutte le iniziative necessarie per la tutela della società e del gruppo». La classica goccia che fa traboccare il vaso è stata la recente dichiarazione del viceministro grillino allo Sviluppo Economico, Stefano Buffagni. Gli hanno domandato della richiesta di Aspi di avere liquidità attraverso il meccanismo di garanzia dello Stato con Sace e lui se n’è uscito con una battuta che non lascia dubbi: «Domandare è lecito, rispondere è cortesia: no grazie!». Atlantia ha replicato «esprimendo forte preoccupazione perché si tratta di affermazioni basate su valutazioni e criteri di natura ampiamente discrezionale e soggettiva verso chi sta dando un importante contributo allo sviluppo infrastrutturale del Paese».

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