Zingaretti rilancia il partito pesante, ma le Feste dell’Unità saranno leggere

CARLO BERTINI

ROMA. Ed ecco che dopo anni di dibattere su partito liquido, partito leggero, il segretario del Pd in tempi di coronavirus rilancia il partito «pesante» quello in cui  i circoli, nuova versione delle vecchie sezioni del Pci, tornino ad avere un ruolo centrale. E lo fa nell’epoca del digitale, quando per riunire un migliaia di segretari e dirigenti locali mette in piedi un’enorme videoconferenza dal Nazareno. Dove ne approfitta per lanciare un segnale alle opposizioni: concordia sì, ma niente inciuci. Come a dire niente pasticci o tentativi di governissimi.

«Dopo la sconfitta drammatica del 2018 abbiamo rimesso il partito al centro», ricorda il segretario. «Il partito non è un leader, ma una comunità. Per questo servono i circoli, altro che partito leggero. Adesso serve una dimensione nuova».

«Serve un partito nuovo, diverso, più aperto – dice Zingaretti  – ma guai a illuderci che di fronte a una esigenza così importante si possa delegare a una oligarchia questa missione. C’è bisogno di democrazia partecipata. Io credo in un Pd diffuso e capillare in cui tutti trovino lo strumento per trasformare il disagio non in caos ma in cambiamento». Ma per questo partito ramificato, servono risorse e malgrado l’era Covid non si può rinunciare al bacino di pesca delle Feste dell’Unità.  Come ha annunciato il responsabile dell’organizzazione, Stefano Vaccari, le feste si terranno, ma in una forma leggera, per quartieri, con poche presenze e pochi posti a sedere.

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