“Mes, perché no?”. I primi dubbi si fanno spazio anche nella Lega

Mes sì, Mes no? Non passa giorno senza che Matteo Salvini affermi che la “linea comune della Lega” sia attestata sul no, nella convinzione che prendere un prestito dal Salva Stati significhi comunque esporre il paese a delle condizionalità sui conti, malgrado i chiarimenti dell’Eurogruppo venerdì scorso. Eppure nel partito si continua a discutere, stando a quanto raccontano fonti autorevoli del Carroccio ad Huffpost. I dubbi sull’assenza di condizionalità o meno intorno alla nuova linea di credito aperta nel Mes per la pandemia si sono fatti strada anche nella granitica posizione della Lega, partito che a dicembre scorso, dopo la crisi di governo estiva, rimontò nei sondaggi proprio attaccando la riforma del Meccanismo europeo di stabilità.

Si capisce quanto sia complicato ora cambiare la posizione contraria al Mes in una a favore: non è all’orizzonte. Eppure nel partito sarebbero due le linee che si confrontano. C’è quella anti-europeista di Bagnai e Borghi, fatta propria da Salvini e ferma sul no. C’è quella più pragmatica dei governatori leghisti del nord, quella che si misura in maniera più diretta con la necessità di avere risorse fresche da spendere per la sanità. I soldi del Mes porterebbero al Veneto 3 miliardi di euro, alla Lombardia anche il doppio, secondo stime che circolano nella Lega.

È un dibattito che non viene fuori allo scoperto. Anche perché è naturalmente condizionato dal fatto che la Lega ora è all’opposizione di un governo diviso proprio sul Mes: qualunque tentennamento sul no al Salva Stati offrirebbe una stampella ad un esecutivo debole e soffrirebbe della concorrenza a destra da parte di Fratelli d’Italia, che non si discosta dal no al Mes.

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