Gli italiani devono aspettare ancora

By Giuseppe Colombo Gabriella Cerami

Alle undici di sera, quando dall’inizio della riunione sono trascorse oltre sei ore e mezza, il decreto denominato rilancio è in subbuglio. La riunione è quella tra Giuseppe Conte, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e i capi delegazione della maggioranza. Ha bisogno di tempi supplementari. Si litiga sulle tasse e sulle banche, ma anche sulla scuola e sugli aiuti alle famiglie. E sulle imprese si aspetta il placet di Confindustria. Malumori, veti. Così forti che il Consiglio dei ministri, atteso negli scorsi giorni e poi slittato, non ha ancora una convocazione ufficiale. Le voci si intrecciano: c’è chi nel governo punta a lunedì pomeriggio, chi ipotizza addirittura martedì. Dipende tutto dalla sintesi politica, che ancora non c’è. Quello che il rinvio mette a nudo da subito è invece il prolungamento dell’attesa degli italiani. Perché nel maxi decreto ci sono 55 miliardi di aiuti. I soldi di maggio e gli arretrati di aprile. 

La bozza della discordia. L’ira dei 5 stelle contro i soldi pubblici a chi acquista banche decotte 

L’ottimismo di palazzo Chigi e del Tesoro, che puntavano ad un’accelerazione e a un’approvazione del decreto domenica sera o al massimo lunedì, si schianta a metà mattina contro l’ira dei 5 stelle. La bozza del decreto, chiusa a mezzanotte e mezza di sabato a via XX settembre, arriva ai partiti di maggioranza. Alle tre del pomeriggio è convocata la riunione con il premier e il titolare del Tesoro, ma nelle pieghe della bozza spuntano delle norme che non piacciono affatto. 

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