La strage silenziosa nelle case per anziani in tutto il mondo

di Michele Farina

Quello che state per intraprendere è un piccolo viaggio intorno al mondo. Le tappe sono le case di riposo così colpite dal coronavirus, luoghi dove normalmente non ci si ferma per una sosta (a meno che non ci viva una persona cara). Soltanto in Italia le residenze per anziani sono 4.630. È un arcipelago immenso, e ogni isola ha il suo cielo: quelle che offrono cura e dignità, quelle dove prevale il male di vivere. Ogni isola ha una propria, diciamo così, costituzione materiale, al di là di principi, leggi e regolamenti. Anche in questo arcipelago sono arrivate le navi del coronavirus, e i conquistatori hanno trovato carne tenera per i loro denti. Ogni isola ha cercato di reagire (o di arrendersi) in base alla propria costituzione materiale, allo spirito di chi le dirige e di chi ci lavora. Secondo alcune stime, metà delle vittime dell’epidemia del secolo vivevano proprio nelle case di riposo.

Una strage silenziosa, così la descrive Giuseppe Sarcina nella sua corrispondenza dagli Stati Uniti. In mezzo alle correnti di notizie e inchieste che arrivano da ogni parte, è difficile generalizzare. Al di là della conta delle vittime, è importante riconoscere che quell’arcipelago era (prima dell’epidemia) e continua ad essere (ora più che mai) una nazione parallela – e spesso dimenticata – sulla mappa degli interessi della nostra società.

Quando tutto questo sarà finito, si dovrà mettere mano a un censimento vero, una ricognizione tipo Google Map: le isole del male di vivere dovranno essere messe nelle condizioni di cambiare, o di essere cancellate dalla mappa. Quelle che hanno a cuore le persone, dovranno essere premiate (sostenute). Ma il mondo intorno non potrà più fare finta di niente, girare al largo come se l’arcipelago dei vecchi fosse Il triangolo delle Bermude.

La mia amica Laura, operatrice della casa di riposo FOCRIS di Saronno, ha paragonato la loro isola a una cristalleria, a una di quelle madie dove in molte case si conserva il servizio buono. “Stiamo cercando con fatica e con amore di salvare tutti i bicchieri”, con pochi aiuti e poca riconoscenza dalla società di fuori. “E presto il servizio sarà distrutto”, grida Laura affranta, perché Marcella e Giancarlo non ce l’hanno fatta. Ma la signora Edera, 99 anni, è guarita dalle ferite del coronavirus, e la Rosina ce la sta mettendo tutta. Grazie anche alle cure amorevoli di chi ha intorno.  

Ecco: in mezzo al vento di (giuste) denunce su negligenze e orrori nelle case/isole di riposo, si deve riconoscere anche lo sforzo sovraumano di chi sta cercando, con dolore ed entusiasmo, dalla California all’Europa, dall’Asia all’Africa, di salvare “tutti i bicchieri” nella cristalleria, gli anziani con le rughe e la pelle di porcellana che sono i custodi della nostra memoria collettiva, il servizio buono di questo straziato meraviglioso pianeta.

Quei morti tra i campi
di fragole del New Jersey

di Giuseppe Sarcina, corrispondente da Washington

Lunedì scorso la polizia di Andover, un villaggio nel Nord del New Jersey, riceve un messaggio anonimo: ho visto dei corpi abbandonati in un deposito vicino all’«Andover Subacute», andate a vedere. E’ la casa di riposo, con annesso centro di riabilitazione, più grande dello Stato. Settecento posti letti distribuiti in basse palazzine immerse nel verde, tra le piantagioni di fragole.

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