Il cortocircuito Inps, disciplina e fiducia non vanno incrinate

di Massimo Franco

Ieri è andato in tilt l’Inps, l’Istituto nazionale di previdenza sociale: troppe domande per ottenere il bonus di 600 euro distribuito dal governo ai lavoratori autonomi. Ma il dettaglio preoccupante è che si è trattato di un cortocircuito annunciato e temuto. Per questo, rischia di essere percepito dall’opinione pubblica come avvisaglia di altri tilt, burocratici e politici.

E se dovesse davvero ripetersi altrove, minaccia di incrinare la fiducia in quanto di buono sta promettendo e facendo il governo; e di dare fiato a chi è pronto a sottolineare e perfino enfatizzare ogni scivolone. Non è un buon segnale: soprattutto per il momento in cui arriva. Si intravedono crepe che lasciano presagire un inizio di scollamento istituzionale forse prevedibile, ma da scongiurare almeno fino a quando l’emergenza sarà archiviata. La lettera critica di sette sindaci di centrosinistra alla Regione retta dal leghista Attilio Fontana fa capire che si sta incrinando il «fronte lombardo» contro la pandemia. È il sintomo di un disagio che serpeggia da settimane, e va registrato. Ma dovrebbe servire a restituire a ciascuno il proprio ruolo e la propria parte di responsabilità, non a dividersi. Per quello ci sarà tempo, dopo; come per stabilire dove ha sbagliato l’Inps, che ieri ha fatto un pasticcio innegabile: con l’aggravante di far filtrare dati personali e violare la privacy di migliaia di persone.

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