Coronavirus, il Pil italiano crollerà del 6,5%. “Senza un piano comune, il futuro dell’Europa è a rischio”

di ALBERTO D’ARGENIO e TONIA MASTROBUONI
La struttura economica italiana sembra fatta apposta per mostrare le sue vulnerabilità in questa circostanza. “L’Italia – dice Prometeia – con un settore servizi e turismo caratterizzato da piccole e medie imprese, e un settore pubblico con un debito già elevato, rischia di essere tra gli Stati più fragili”.

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Ben vengano le misure del governo, ma il supporto alla domanda dal Cura Italia e dai suoi epigoni non potrà che esser limitato. E a costo di un alto sacrificio delle finanze pubbliche: nello scenario base di Prometeia, l’Italia si ritroverebbe nel 2022 con un livello del Pil ancora al di sotto del livello 2019 di oltre 2 punti percentuali, con un debito sovrano inchiodato al 150%. E il deficit, previsto al 6,6% del Pil alla fine di quest’anno, non scenderà sotto il parametro del 3% prima del 2022.

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“Nessun paese potrà uscire da solo dalla crisi”, dicono gli economisti. Per Prometeia “occorre un forte e tempestivo piano a livello europeo per fronteggiare l’emergenza e rilanciare l’attività economica: non solo sotto il profilo finanziario, ma anche della crescita reale”.

Anche per i tecnici, quel che è in discussione è il futuro stesso dell’Ue. Ancor più, dicono questi numeri, di quanto lo fosse ai tempi della crisi dei debiti sovrani (Grexit ed Italexit, si ricorderà). Finanziare le spese per l’emergenza e – in seconda battuta – il rilancio “con emissioni di titoli europei permetterebbe di ridurne l’onere sui bilanci nazionali e di fare anche un passo in avanti verso la creazione di quel safe asset continentale che potrebbe favorire la diversificazione del rischio dei sistemi finanziari. Non procedere su questa strada rischierebbe di indebolire il progetto europeo, mettendone a rischio il futuro”.

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La sfida è comune: l’Eurozona rischia di perdere quest’anno oltre 5 punti percentuali di Pil. E il modo in cui deciderà di provare a uscirne sarà determinante per molte generazioni. Che sembrano comunque già segnate, economicamente, da questo Covid-2019. “Dopo la crisi finanziaria del 2008, in cui l’Italia ha lasciato sul terreno, per non recuperarlo mai del tutto, un pezzo importante della crescita, anche in questa crisi il nostro Paese lascerà indietro una parte rilevante della propria crescita; negli anni a venire, infatti, recupererà solo parzialme­­­­­­­­­­­­­­­­­nte quanto perso nel 2020”.

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