Perché la ricetta Draghi piace: gli aiuti a banche e imprese non bastano

di Morya Longo

(AFP)
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«Siamo sommersi dalle richieste di moratorie da parte delle imprese». «Tutti gli imprenditori chiedono liquidità per far fronte ai pagamenti, dagli stipendi agli affitti, in questo periodo di chiusura». Basta parlare con qualunque responsabile crediti o corporate di qualunque banca (Il Sole 24 Ore l’ha fatto con le maggiori in Italia), per capire quanto sia pesante la situazione: le imprese hanno un disperato bisogno di liquidità per restare in vita mentre quasi tutta Italia è sbarrata in casa. Circa il 60% del sistema produttivo del Pese è ormai fermo, il che equivale a qualcosa come 10-15 miliardi di Pil persi ogni settimana. Servono dunque misure senza precedenti per evitare che il blocco temporaneo diventi per troppe imprese un crack definitivo.

Il problema è che le misure messe in campo dal Governo con il decreto Cura Italia sono da tutti considerate giuste, ma insufficienti. E mentre l’Abi pubblica un documento in cui chiede aggiustamenti e sforzi ulteriori, come per incanto arriva l’ex presidente della Bce Mario Draghi che sul «Financial Times» lancia una proposta davvero drastica: le banche concedano credito alle imprese a costo zero e una volta finita l’emergenza lo Stato si farà carico di questo debito cancellandolo dal bilancio delle aziende. Servirebbe? Il coro di approvazione è unanime. Ma per capire il motivo bisogna partire dalla situazione attuale.

Cura Italia (ma non troppo)

Il decreto varato dal Governo prevede, in sintesi, due macro interventi. Da un lato le moratorie: le banche devono mantenere inalterate le linee di credito alle imprese; i prestiti in scadenza in questo periodo vengono rinnovati automaticamente; le aziende hanno la possibilità di sospendere il pagamento delle rate. Dall’altro il decreto prevede delle garanzie statali (tramite il Fondo centrale di garanzia o la Cdp) affinché le banche possano prestare denaro senza correre eccessivi rischi. Se entrambe le misure sono accolte con favore, l’opinione unanime tra gli addetti ai lavori è che che questo non basti. «Intervento lacunoso e col braccio corto», commentano da una banca.

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