Coronavirus Lombardia, Fontana: «Decreto riduttivo e senza il nostro consenso. I lombardi sanno cosa fare»

Presidente Fontana, cosa pensa del nuovo decreto del presidente del Consiglio?
«Mi sembra un po’ riduttivo rispetto alle misure che avevamo predisposto noi. Perché non chiudere tutti gli studi professionali, gli uffici pubblici e gli alberghi? E i cantieri edili? Avevamo anche il consenso dell’associazione dei costruttori! E il divieto di andare nelle case di vacanza? Qualcuno mi deve spiegare il perché. Hanno detto che c’è il consenso di tutte le Regioni, ma se è così manca quello della Lombardia.

Ma cosa devono fare oggi i lombardi?
«Ai cittadini dico di attenersi alle nostre disposizioni contenute nell’ordinanza che ho firmato sabato. Si tratta di elementi certi e chiari sia dal punto di vista delle prescrizioni, sia per quanto riguarda le tempistiche».

Trentaduesimo giorno di emergenza. Un altro fine settimana teso sull’asse Milano-Roma. Governare la Regione è diventato proprio un altro mestiere per Attilio Fontana. Dal 21 febbraio scorso non è più «soltanto» il presidente della giunta regionale della Lombardia. Da «quel maledetto venerdì» sulle sue spalle grava la responsabilità della salute di dieci milioni di persone. E il peso di una situazione senza precedenti si legge sul volto tirato e tra le righe di dichiarazioni che non riescono a veicolare l’ottimismo di cui lui per primo è abituato ad alimentarsi.

Presidente riesce a ricordarsi la sua vita di «prima»?
«Vagamente. Ricordo che fino a un mese fa ero un presidente di Regione immerso in tanti progetti che guardavano al futuro del territorio e dei suoi cittadini: autostrade, treni, ricerca e innovazione, cultura… Adesso che mi ci fa pensare, realizzo quanto la mia quotidianità fosse piena di riflessioni sul futuro, persino su scenari del 2050».

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