Quando tutto sarà finito

Fabio Luppino FrontPage editor, HuffPost

Quando tutto sarà finito penseremo di aver visto per la prima volta il male, quello vero, profondo che scarnifica e cambia. Sentiremo di aver vissuto contando i minuti, le ore, i giorni,i mesi sospesi su un precipizio, tra la vita e la morte, per la prima volta, con un avversario invisibile costantemente in agguato.

Quando tutto sarà finito ci diremo: no, assolutamente no, non voglio uno Stato che disinvesta su ciò che è più prezioso per la vita pubblica. Voglio ospedali efficienti, scuola efficiente, sicurezza efficiente, trasporti efficienti, investimenti nella ricerca, garantire a chi lavora un ambiente sicuro, un ambiente sicuro per tutti. Non voglio più vedere in tempo di pace morti sul lavoro, con un padre che la mattina lascia figli che la sera non lo rivedranno più. Non voglio più vivere in un Paese che costringe medici e infermieri a turni massacranti, non voglio più ascoltare chi specula sulla mia salute, voglio sapere come e perché vengono spesi i soldi per la salute di tutti, voglio capire perché si chiudono o si aprono ospedali, voglio la trasparenza nella spesa sanitaria, voglio vedere in carcere per sempre tutti quelli che corrompono e si fanno corrompere usando soldi destinati alla nostra salute per la loro personale ricchezza.

Non voglio vivere in un Paese di medici eroi, ridotti al limite estremo, morti anche perché certe leggi economiche a cui tutti ci siamo piegati quasi senza capire non ci hanno permesso di avere quel che ci serviva quando ci serviva: mascherine, guanti in lattice, igienizzanti di ogni tipo. Piango loro, piango tutti quelli che sono morti, piango vite spezzate per cui non ho potuto fare nulla se non esprimere rabbia, ma la rabbia resta un esercizio inutile e spesso dannoso.

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