Coronavirus: come evitare il contagio attraverso i rifiuti

di Milena Gabbanelli

Non sappiamo se il virus Sars-CoV-2, quello della Covid-19, sopravviva anche nei rifiuti urbani che potrebbero essere una nuova frontiera del contagio. Lo dice chiaramente l’Istituto Superiore di Sanità che, però, specifica: «Si deve considerare che i virus provvisti di involucro pericapsidico (envelope) – come il Sars-CoV2 – hanno caratteristiche di sopravvivenza inferiori rispetto ai cosiddetti virus nudi (senza envelope: per esempio, enterovirus, norovirus, adenovirus ecc.) e quindi sono più suscettibili a fattori ambientali (temperatura, umidità, luce solare, microbiota autoctono, pH, ecc.) e a trattamenti di disinfezione e biocidi». Si può ipotizzare, secondo l’Iss, che il nuovo coronavirus si disattivi, per analogia con altri virus con envelope, in un intervallo temporale che va da pochi minuti a un massimo di 9 giorni a seconda del materiale su cui è depositato, della concentrazione e delle condizioni microclimatiche. Ad esempio altri coronavirus (Sars e Mers) non sopravvivono su carta in assenza di umidità, ma si ritrovano più a lungo sugli indumenti. Con l’avvento del Cornavirus l’Istituto Superiore di Sanità, quindi, ha cambiato le modalità della raccolta differenziata dei rifiuti, per tutelare i lavoratori del settore e prevenire in generale il contagio.

Chi è positivo o si trova in quarantena obbligatoria deve interrompere la raccolta differenziata

In questo modo i rifiuti eventualmente contaminati finiscono negli impianti di termovalorizzazione dove vengono distrutti.

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