Isteria da virus

Solo alle sei di pomeriggio di capisce che le scuole saranno chiuse, nell’ambito di una conferenza stampa in cui il presidente del Consiglio parla la metà del tempo del pasticcio di giornata, tra fughe di notizie, smentite del ministro dell’Istruzione, incertezze e poi silenzi. Poco male se l’oggetto di questa confusione fosse la prescrizione, o questo o quel tema su cui spesso il Palazzo si avvita su se stesso. Il problema è che invece siamo di fronte a misure “eccezionali” per una situazione “eccezionale”, che hanno un impatto enorme sulla vita di milioni di famiglie.

Ecco, è accaduto che, ancora una volta, il centro di comando del Paese ha mostrato una isteria decisionale e un’irrefrenabile pulsione all’orgia comunicativa, disvelando il dato strutturale di questa crisi, e cioè che non c’è una solida plancia di comando: la Azzolina che, dopo un vertice, smentisce ciò che fonti di governo avevano fatto trapelare ai giornali sulla chiusura delle scuole, poi un black out di ore, poi Conte che annuncia ciò che la Azzolina aveva negato, con lo spirito di chi si giustifica più che per spiegare, con la forza della scienza e la determinazione della politica, una situazione da “stato di guerra”.

Insomma, l’emergenza che nel paese del melodramma diventa un coro di acuti, in cui l’incontinenza dei singoli alimenta uno stato permanente di incertezza istituzionale. Qui la fuga di notizie non c’entra niente, non è questione di rapporto tra fonti e giornali. Qui c’entra il senso della gravità del momento che dovrebbe essere, in questi casi, il primo collante del governo. Parliamoci chiaro: il paese sta dimostrando una straordinaria compostezza e una straordinaria maturità, di fronte a un’emergenza che è un’incognita e dopo un mese di messaggi contraddittori e di continui stop and go.

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