Coronavirus, le ultime notizie: più di 100 contagi in Italia, 89 in Lombardia

Università chiuse

Lombardia e Veneto, nella giornata di sabato, hanno deciso per la chiusura delle Università. Anche le università piemontesi hanno deciso domenica la sospensione delle attività didattiche per una settimana. Sospese anche le partite previste in Lombardia e Veneto, compresa la serie A. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dopo un consiglio di ministri durato circa tre ore nella sede della Protezione Civile, ha approvato un decreto con misure durissime per tentare di arginare il diffondersi del coronavirus dopo l’esplosione dei focolai nel lodigiano e in Veneto.

Le misure

Divieto di allontanamento e di ingresso nelle aree «focolaio» del virus, che saranno presidiate dalle forze di polizia e, in caso di necessità, anche dai militari, con sanzioni penali per chi viola le prescrizioni. Stop alle gite scolastiche in Italia e all’estero, sospensione di tutte le manifestazioni pubbliche, quarantena con «sorveglianza attiva» per tutti coloro che sono stati in contatto con casi confermati del virus. E ancora, chiusura di scuole, negozi e musei, stop a concorsi, attività lavorative private e degli uffici pubblici, fatti salvi i servizi essenziali, limitazione per la circolazione di merci e persone.

L’elenco dei comuni

Misure circoscritte ai focolai individuati tra Veneto e Lombardia e quindi a Vo’ Euganeo e Codogno, Castiglione d’Adda, Casalpusterlengo, Fombio, Maleo, Somaglia, Bertonico, Terranova dei Passerini, Castelgerundo e San Fiorano. Questi comuni saranno, a tutti gli effetti, zone rosse: non si entra e non si esce. «Abbiamo adottato un decreto per tutelare la salute degli italiani, che è quella che ci sta più a cuore e che nella gerarchia dei valori costituzionali è al primo posto» dice il premier Giuseppe Conte ripetendo più volte che gli italiani «devono avere fiducia» della politica e delle istituzioni scientifiche, che stanno facendo tutto il possibile. «Il mancato rispetto delle misure di contenimento è punito ai sensi dell’articolo 650 del codice penale», che prevede una multa e l’arresto fino a 3 mesi. Misure pesantissime, dunque, che potranno essere estese anche ad altre aree nel caso fosse necessario.

Conte: «L’Italia non è un lazzaretto»

«Dobbiamo essere flessibili anche perché non è detto che le misure prese oggi siano utili domani» ha ammesso il premier. Non ci sarà, invece, la sospensione di Schengen, come aveva chiesto Matteo Salvini quando il governo ha informato l’opposizione delle misure che sarebbero state prese. «Adotteremo sempre misure nel segno dell’adeguatezza e della proporzionalità — ha spiegato Conte —. Ora non ci sono i presupposti per chiedere la sospensione della libera circolazione delle persone. È una misura draconiana e sproporzionata rispetto alla necessità di contenere contagio. E poi cosa vogliamo fare dell’Italia un lazzaretto? Non ci sono le condizioni», ha detto chiaramente Conte rivendicando come il governo intero si assume «la piena responsabilità politica» delle scelte fatte. Il premier ha anche annunciato che nei prossimi giorni il governo varerà un altro decreto contenente però le misure economiche e di ristoro che dovranno essere messe in campo per far fronte alla sospensione di tutte le attività nelle aree focolaio.

I casi nelle grandi città

I casi positivi hanno intanto raggiunto le grandi città del Nord: si tratta di un residente di Sesto San Giovanni ricoverato all’ospedale San Raffaele da una settimana e di un abitante di Mediglia, nell’hinterland a sud del capoluogo lombardo. L’uomo, che era ricoverato all’ospedale di Melegnano, è poi stato trasferito al Sacco di Milano. L’ospedale San Raffaele ha deciso di limitare il più possibile gli accessi come i ricoveri ordinari e le operazioni non urgenti. A Torino i casi sono diventati quattro e oltre all’uomo di 40 anni che ha avuto contatti con alcune delle persone contagiate in Lombardia, si è aggiunta una famiglia che ha avuto contatti con un’altra famiglia di Codogno. Anche a Venezia ci sono i primi due casi di contagio mentre nella notte è risultato positivo al coronavirus anche un paziente ricoverato in rianimazione al San Gerardo di Monza, precedentemente ricoverato a Crema per una crisi respiratoria a cui era stato fatto il test del coronavirus ma era risultato negativo. Si tratta ancora di primissime informazioni che necessitano di particolare prudenza e per cui si attendono conferme ufficiali.

Il paziente zero in Lombardia

È confermato invece che l’uomo che fino a sabato sera era considerato il paziente zero, in realtà non lo è per niente. L’amico del 38enne di Codogno, rientrato a febbraio dalla Cina, non è il punto di partenza del coronavirus in Lombardia. Quell’ipotesi era un abbaglio, hanno fatto sapere dall’Istituto Superiore di Sanità. Lui, che ha 41 anni, non ha sviluppato gli anticorpi quindi non ha contratto l’infezione. Semplicemente era (ed è) sano, e non è stato lui a veicolare il virus in Lombardia. Non sapere chi è il paziente zero ovviamente complica tutto dal punto di vista della diffusione del contagio.

La catena dei contagi

Dalla Lombardia al Veneto, la ricostruzione della catena dei contagi è sempre al centro del lavoro degli esperti e anche lì gli interrogativi sono molti. Adriano Trevisan, il 78 enne di Mira, primo morto italiano da coronavirus, il 9 febbraio scorso stava guardando il derby Inter-Milan alla Nuova locanda al sole di Vo’ Euganeo insieme con 8 cinesi, due rientrati di recente dalla Cina. Secondo alcune prime e parziali informazioni, proprio loro erano risultati positivi al test del tampone ma il governatore veneto Luca Zaia ha smentito nel bollettino di domenica mattina: sono tutti negativi gli otto residenti cinesi di Vo’ Euganeo, il paese del padovano della prima vittima dell’infezione. In Veneto sono saliti a 25 (compreso l’uomo deceduto) i casi di persone contagiate, tra loro anche due anziani di Venezia, ricoverati nell’ospedale cittadino. Nel solo focolaio di Vo’ Euganeo si contano adesso complessivamente 19 contagi.

Le misure delle aziende

Nel frattempo aziende e manifestazioni fieristiche stanno prendendo delle misure preventive. La nuova torre milanese di Generali a Citylife, ormai una delle icone della città, sarà da lunedì blindata come un aeroporto: scanner termici installati agli ingressi misureranno la temperatura di chiunque — dipendente o visitatore — varcherà la soglia della sede centrale della compagnia. Lo stilista Giorgio Armani ha deciso di far sfilare la sua collezione a porte chiuse, senza ospiti, e la sfilata che era in programma oggi a Milano verrà registrata a teatro vuoto e trasmessa in streaming sul sito Armani.com. Anche Moncler, dopo gli ultimi aggiornamenti relativi ai casi di coronavirus accertati in Italia e alle indicazioni fornite pubblicamente dalle autorità competenti, ha comunicato che l’apertura al pubblico di Moncler Genius 2020 prevista per il 23 febbraio è stata annullata. Mido, la più importante manifestazione nel settore degli occhiali a livello mondiale in programma dal 29 febbraio al 2 marzo a Milano, ha deciso di posticipare l’edizione del 2020 tra fine maggio e la prima metà di giugno.

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