Commercio in crisi, saracinesche giù nei centri storici. In 10 anni chiusi 70mila negozi

di CLAUDIA MARIN

Roma, 21 febbraio 2020 – Commercio online, recessione e nuove modalità e abitudini di consumo stanno facendo chiudere i battenti ai negozi tradizionali: in un decennio o poco più, tra il 2008 e il 2019, hanno chiuso 70 mila attività, con un crollo del 12,1 per cento. A registrare l’effetto della chiusura, non solo gli imprenditori del settore e i loro dipendenti (calati drasticamente) ma anche il tessuto e il paesaggio urbano delle nostre città e, principalmente, dei centri storici, investiti da una vera rivoluzione dell’architettura e della demografia del terziario e della distribuzione. Un cambiamento che passa anche attraverso la moltiplicazione delle strutture alberghiere e ricettive e la caduta degli ambulanti. 

L’ultima, aggiornata radiografia del commercio e dei consumi è contenuta nell’analisi “Demografia d’impresa nelle città italiane”, realizzata dall’Ufficio Studi di Confcommercio prendendo in considerazione 120 comuni italiani. Ebbene, dalla mappa emerge che sono i centri storici a soffrire di più (-14,3% contro l’11,3%), in particolare al Centro Sud (-15,3%), con alcune eccezioni (Siracusa, Pisa). E che il calo medio del 12,1% nasconde comunque sia varie tendenze, come la diminuzione degli ambulanti (-14%) e l’aumento di alberghi, bar e ristoranti (+16,5%). 

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