Azzeccagarbugli, questione di paradossi

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di   Aldo Grasso

Di paradosso in paradosso. Ieri, durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario di Milano, gli avvocati sono usciti dall’aula nel momento in cui il consigliere del Csm Piercamillo Davigo ha preso la parola, ritenendo inopportuna la sua presenza. Perché? Colpa dei paradossi.

Gira in Rete un vecchio filmato in cui Davigo, il «dottor sottile», afferma che le pratiche per il divorzio in Italia durano più della pena per l’omicidio del coniuge; basta applicare le attenuanti generiche. Davigo è stato tacciato di istigare al femminicidio. Ma era un paradosso. In alcune interviste, Davigo sostiene che l’imputato assolto, o che vede ridotta la richiesta di pena, deve ritenersi un colpevole fortunato. Ma è un paradosso. In altri interventi, la sua dottrina si esplica così: non esistono innocenti; esistono solo colpevoli non ancora scoperti. Oppure: non ci sono troppi prigionieri; ci sono troppe poche prigioni. Oppure: la prescrizione va abolita perché una volta che il processo comincia non si può fare una corsa contro il tempo. Infine: gli avvocati sono degli azzeccagarbugli perché rendono difficile il facile attraverso l’inutile. Paradossi, solo paradossi, sia pure pronunciati con una certa supponenza e sarcasmo.

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