Brexit e il dilemma del mare blu
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di Beppe Severgnini
![Illustrazione di Doriano Solinas](https://images2.corriereobjects.it/methode_image/2020/02/02/Cultura/Foto%20Cultura%20-%20Trattate/52-londra-U430002150602928agE-102x100@Corriere-Print-Nazionale-kVtE-U31601743130527Y6C-1224x916@Corriere-Web-Sezioni.jpg?v=20200201204454)
La traduzione di «between the devil and the deep blue sea» è «tra il diavolo e il mare blu profondo». Forse si tratta di una forma idiomatica d’origine marinara, come tante nella lingua inglese (davanti al naufragio uno doveva scegliere, restare sulla nave o buttarsi in mare). C’è chi fa risalire l’espressione alla mitologia greca: Odisseo doveva scegliere tra Scilla (un mostro marino) e Cariddi (un gorgo terribile). Un dilemma. La frase non è un cascame letterario, è usata correntemente. Così si chiama un brano popolare americano cantato da Cab Calloway nel 1931, e ripreso da molti altri. «The devil and the deep blue sea» è anche il titolo di un testo teatrale di Terence Rattigan (1952).
Questo ho appena visto, al teatro Manzoni di Milano (resterà fino al 16 febbraio). Protagonista è Luisa Ranieri, diretta da Luca Zingaretti, suo marito. Terence Rattigan (1911-1977), scuole a Harrow e a Oxford, mitragliatore della Raf in guerra, veniva da una famiglia di diplomatici: uomo turbato, complicato e sensibile. Sta all’upper class come John Osborne («Look back in anger», 1956) sta alla middle class. Quando gli inglesi sturano i sentimenti, non si sa mai cosa viene fuori.
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