I giovani possono riuscire dove noi abbiamo fallito

di   Massimo Ammaniti

I giovani possono riuscire dove noi abbiamo fallito

Cile, Hong Kong, Repubblica Ceca, Libano e adesso anche Italia, solo per citare alcuni paesi in cui i giovani sono in prima fila nelle manifestazioni di piazza per protestare contro le sopraffazioni e le corruzioni dei Governi e delle élite finanziarie. Probabilmente l’universo dei giovani si sta risvegliando dopo che per molto tempo li avevamo considerati troppo dipendenti dalla famiglia e privi di autonomia, addirittura «bamboccioni» come ne parlò Tommaso Padoa Schioppa.

Eppure i dati italiani di Eurostat del 2017 confermavano che il 67 % dei giovani fra i 18 e i 34 anni vivevano ancora in famiglia senza una propria indipendenza lavorativa. Ma non è solo un’anomalia italiana anche negli Usa, nonostante sia il paese di Mark Zuckerberg che a vent’anni ha costruito con Facebook un impero finanziario, esiste un problema giovanile, perché i giovani per studiare sono costretti ad indebitarsi e non riescono a vivere in una propria casa perché gli affitti sono troppo elevati.

Questi ritardi ad accedere al mondo dei giovani adulti hanno messo in discussione uno degli assiomi della psicoanalisi, con la fine dell’adolescenza non si raggiunge più un’identità personale e sociale stabile ma si rimane in un territorio indefinito. E’ una fase in cui l’età adulta comincia ad emergere resa più difficile dall’instabilità esistenziale secondo la definizione dello psicologo americano Jeffrey Arnett, che ha coniato la definizione psicologica «Emerging Adulthood», che indica il mancato raggiungimento di una direzione di sé .

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