Teheran ammette: l’aereo, un errore Studenti in piazza: morte ai bugiardi

di Viviana Mazza, inviata a Teheran

Teheran ammette: l'aereo, un errore Studenti in piazza: morte ai bugiardi

Shehad Sahar, la «città del testimone», è il nome di un poverissimo quartiere nel Sud della capitale iraniana, a pochi chilometri dall’aeroporto Imam Khomeini. Qui l’aereo della Ukraine International Airlines è precipitato in fiamme mercoledì scorso, mancando per 800 metri una centrale elettrica e una fabbrica di batterie, e per molto meno le case degli abitanti. È esploso in uno spiazzo non edificato, davanti a un parco giochi che abbiamo visitato ieri, accompagnati da un anziano tassista veterano di guerra, che serve il tè in macchina per riscaldarsi. Non può credere che sia stato un missile, «non ha senso». Aspettiamo che la luna piena ceda il posto all’alba, dice. «Aspettiamo che si schiarisca un po’ l’aria».

Attraverso le inferriate del cancello da cui pende il nastro giallo della polizia, sono visibili grossi pezzi di metallo accartocciato accanto alle giostre dei bambini. La fusoliera, fotografata qui nel giorno dell’incidente, è stata rimossa lasciando nel fango una scia di sedili imbottiti, pezzi di finestrini insieme agli oggetti più intimi dei 176 passeggeri, reggiseni, taccuini.

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