Gregoretti, referendum e urne. Per Salvini in arrivo tre siluri

Augusto Minzolini

Transatlantico di Montecitorio, ieri mattina. Da pochi minuti 4-5 senatori di Forza Italia, che avevano firmato il referendum confermativo sulla riduzione dei parlamentari, hanno fatto dietrofront e ritirato la firma. La sera prima Mara Carfagna, punto di riferimento di questo drappello azzurro guidato da Massimo Mallegni, ha avuto contatti con il Quirinale che gli ha confermato che con il referendum in piedi, in caso di crisi di governo, il capo dello Stato manderebbe il Paese alle urne con l’attuale legge che prevede ancora 630 deputati e 315 senatori: un argomento efficace in mano a Matteo Salvini, che punta alle elezioni in primavera, per convincere i recalcitranti al voto e per arruolare parlamentari promettendo collegi.

«Qualche forzista confida Paolo Russo, carfagnano di ferro ha ceduto a queste false lusinghe, consigliato da qualche fan di Salvini di casa nostra. Il leader della Lega tratta Forza Italia come le grandi organizzazioni criminali i kosovari: quelle danno le armi ai kosovari per commettere i delitti più truci (nel nostro caso è uccidere la legislatura); poi gliele ritirano e li uccidono. Lo dice uno che ha un fratello nella Dia».

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