M5s, il gruppo Fioramonti spina nel fianco


Angiola lascia dopo mesi di critiche molto poco movimentiste, per dirla così. Il professore, per dirne una, era tra i più convinti sostenitori della necessità di introdurre uno scudo penale per mettere al sicuro l’Ilva dalla dipartita degli indiani. E ha fortemente criticato i colleghi per non averlo inserito nemmeno nella short list interna allorché si decisero i sottosegretari del governo giallorosso. Su Rospi molti dei suoi ormai ex colleghi sono sicuri: “Passerà a Forza Italia”.
Due meteore bruciate nel cielo, ennesimi lampi di luce che offuscano quelle che per Di Maio sono le vere stelle: “Dobbiamo mettere al centro chi fa – continua a ripetere il capo politico – chi porta avanti i nostri temi e realizza cose concrete. Basta dare spazio a chi cerca solo visibilità”.
Chiaro il riferimento ad Alessandro Di Battista, con il quale la distanza non è mai stata così seria e preoccupante. E altrettanto chiaro il dito puntato sul destinatario della difesa dell’ex deputato. Fioramonti si sta muovendo per creare il proprio gruppo. Una formazione a sostegno di Giuseppe Conte dopo aver sbattuto la porta all’esecutivo da lui presieduto. Un controsenso, se non fosse per i bizantinismi della politica italiana. Quando gli ha manifestato le sue intenzioni, il premier si è mostrato prudentemente contrario, nel timore che la frammentazione delle forze che lo sostengono diventi ingovernabile. Niente da fare. Così “il mitomane” – come viene definito dagli ambienti dimaiani – ha continuato a tessere la sua tela. Sono una decina i deputati a lui molto vicini, sui quali si addensano le nubi di sospetto dei vertici. Deputati che si sono visti con lui quando ancora sedeva dietro la scrivania ministeriale, tra incontri, cene, chat, e che ancora oggi tengono un filo stretto con colui che vuol dare vita ai gruppi contiani. Si fanno i nomi della Silvestri, di Vallascas, di De Toma, di Cataldi, di Rossini, di Giuliodori. Ai quali si potrebbero aggiungere i già ex Cunial, Benedetti e Cecconi. Nelle ultime ore si è sparsa la voce che anche Luigi Gallo, presidente della commissione Cultura, potrebbe essere della partita, anche se i dubbi sono tanti.
Di Maio osserva, preoccupato dalle dimensioni dello smottamento, ma parzialmente rassicurato che fra i Fioramonti boys al momento non si annoverino senatori, tenendo al sicuro almeno per ora i numeri traballanti di Palazzo Madama. E prepara una sorta di repulisti di chi fino a oggi si è lavato le mani delle restituzioni. Della quarantina di casi ai più dovrebbe arrivare un ammonimento. Ma in corso di valutazione ci sono anche sospensioni. E alcune espulsioni.

L’HUFFPOST

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