Manovra, mancano 700 milioni. Norme a rischio ammissibilità

di VALENTINA CONTE

ROMA – All’appello mancano 600-700 milioni. Misure riscritte, potenziate, inserite ex novo nella manovra. Ma non coperte. I tecnici della Ragioneria dello Stato ci lavorano da venerdì sera. E così sarà ancora oggi e domani, quando non prima del pomeriggio sarà definito il testo da mandare in aula al Senato per il voto. Un testo cruciale, immodificabile dalla Camera dove arriverà per fare solo passerella. I tempi sono talmente stretti che, per evitare di sforare oltre il 31 dicembre e così far scattare l’esercizio provvisorio, quest’anno la legge di Bilancio si limiterà a due passaggi (dal Senato alla Camera) e non tre. La Camera ratificherà e basta, senza possibilità di emendare. È successo solo tre volte nella seconda Repubblica e sempre con governi in crisi (2010, 2011, 2016).

I conti dunque non tornano. Al punto che la Ragioneria potrebbe non bollinare le poste scoperte di entità rilevante. Anche il Quirinale è in fibrillazione per la confusione e l’inserimento di norme improprie nel testo. L’opposizione – e non solo – scalpita per la Camera trasformata in passacarte. Mentre il governo è appeso all’ennesimo vertice politico che il premier Conte sarà costretto a convocare domani per decidere cosa mettere o togliere dal maxiemendamento finale su cui verrà chiesto, con ogni probabilità, il voto di fiducia.

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