Ben venga la web tax. Un oltraggio che non si può tollerare

di RAFFAELE MARMO

I numeri hanno una loro forza che le parole possono rincorrere e accompagnare, ma non sostituire. Ebbene, il fisco italiano ha incassato “solo” 64 milioni di euro da 15 giganti globali del webe dei social con filiali nel nostro Paese. Verrebbe da dire: c’è bisogno di aggiungere altro?

Sì, c’è bisogno di gridare da parte di tutti i contribuenti onesti che si tratta di un oltraggio, di uno schiaffo doloroso alla verità e all’equità. Sì, c’è l’esigenza di confrontare quella infinitesima e offensiva cifra con quanto versano (e sono costrette a versare) le nostre imprese.

Allora basta mettere in fila anche qui due altri numeri. I lavoratori autonomi e le piccole ditte del Belpaese hanno contribuito alle casse dello Stato, con imposte e tasse, con oltre 42,3 miliardi 
di euro. Tutte le altre, prevalentemente medie e grandi imprese, hanno, a loro volta, corrisposto 37,9 miliardi. In totale siamo oltre 80 miliardi.

Ottanta miliardi contro 64 milioni di euro: dal lato degli 80 miliardi ci sono il nostro barista, come il nostro artigiano di fiducia, il salumiere e il meccanico, ma anche le nostre multinazionali (tascabili e no) che versano una cospicua quota di quel bottino. Dal lato dei 64 milioni ci sono, invece, Google e Facebook, Amazon e Alibaba, Microsoft e Oracle, solo per citare i primi colossi che svettano dal mazzo dei 15.

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