Roma è invasa dall’immondizia: Raggi rischia il commissariamento

Turarsi il naso è d’obbligo dinanzi a quello che tutti apostrofano come “uno spettacolo indecente”. “Roma era la città più bella del mondo, ora è soltanto la più sporca”, chiosa una di loro. “Se nel secondo municipio la situazione è questa, in periferia l’immondizia arriva fino al primo piano dei palazzi”, assicura Alessandro Bonfigli, sindacalista della Uilt Lazio.

Per descrivere la crisi di Ama usa una metafora presa in prestito al settore aeronautico: “L’azienda è come un Boeing 747 che non ha un aeroporto dove atterrare, ma soltanto piste per aerei da turismo”. Il succo è che mancano gli impianti, ma nessuno, né la Raggi, né il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, vuole prendere una decisione impopolare. Civitavecchia docet. “I centri di conferimento di per sé non sono pericolosi, il problema è che vengono amministrati male e quindi i cittadini non si fidano più”, spiega Fabrizio Ghera, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Pisana. “Per questo Raggi e Zingaretti continuano a rimpallarsi le responsabilità e a farne le spese – attacca – sono i romani, che pagano la Tari più alta d’Italia a fronte di un servizio a dir poco scadente”.

“Non si può scaricare il problema sugli altri comuni – aggiunge il politico – bisogna fare accordi con le multinazionali per diminuire gli imballaggi, assicurare una leadership solida alla municipalizzata dei rifiuti e incrementare la differenziata, che a Roma resta al palo”. Se da un lato il porta a porta funziona a singhiozzo, dall’altro l’emergenza cronica che caratterizza la raccolta dei rifiuti in città non permette di aumentare le percentuali di riciclo. “Io mi impegno a differenziare, ma se i cassonetti sono sempre stracolmi siamo costretti a buttare la spazzatura dove possiamo”, ci spiega una ragazza. La prassi ormai è che gli scarti separati a regola d’arte finiscano nel marasma di buste ammassate alla base dei cassonetti.

Il segretario della Cgil di Roma e del Lazio, Natale Di Cola, punta il dito contro l’amministrazione pentastellata: “L’emergenza era annunciata, la Raggi sa da oltre un anno che Colleferro avrebbe chiuso a dicembre e ciò nonostante non ha cercato soluzioni alternative”. “La sindaca -continua – non ha varato un piano industriale e tiene Ama prigioniera non approvando i bilanci e bloccando gli investimenti”. Insomma, conclude, i dipendenti fannulloni scovati dalle telecamere de Le Iene “hanno sbagliato”. Ma la colpa di tutta questa situazione non è delle tute arancioni. “Il punto è che l’azienda non ha abbastanza risorse e per questo non si riesce ad organizzare e coordinare il lavoro in modo efficace”, ribadisce anche Bonfigli.

Il risultato è che lo scenario della scorsa estate, con la Capitale sommersa dai rifiuti, potrebbe ripetersi. Ma Comune e Regione Lazio faticano ancora a trovare un accordo. Il Campidoglio chiede alla Pisana di individuare nuovi siti di conferimento, ma la Regione ribatte “che l’onere della gestione del trattamento dei rifiuti è tutto in capo all’amministrazione capitolina”. Per sciogliere il nodo gordiano ora sul tavolo c’è anche l’ipotesi di un commissariamento della Raggi. A ventilarla è l’assessore regionale all’ambiente Massimiliano Valeriani che su Radio Radio ha avvertito il Campidoglio: “Se non individueranno nelle prossime ore soluzioni che gli competono per i compiti di raccolta e smaltimento, useremo i poteri sostitutivi per superare la loro inerzia”.

IL GIORNALE

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