Anche il Libano in fiamme

Mauro Indelicato

Una tassa di 0.20 centesimi su Whatsapp e sulle applicazioni di chat istantanea rischia di far divampare un ennesimo focolare di crisi in Medio Oriente. Teatro della nuova crisi in questa regione è il Libano, dove il governo ha deciso di introdurre nuove tasse su alcuni beni e servizi molto usati dalla cittadinanza per provare a reperire risorse per bilanci sempre più scarni e preoccupanti. Le ultime hanno riguardato quelle su tabacchi e, per l’appunto, sulle chat: pagare 0.20 centesimi per poter utilizzare la messaggistica istantanea delle varie app, è stata questa l’idea dell’esecutivo di Beirut. Ma non appena si è diffusa la notizia, le proteste sono divampate in tutte le principali città libanesi. 

Morti e feriti a Beirut

Il Paese dei cedri dunque sta conoscendo in queste ore tensioni di piazza che non vedeva dal 2005, dall’anno cioè in cui la morte di Rafiq Hariri ha dato vita a venti di protesta che hanno causato non pochi sconvolgimenti. E adesso il dito dei manifestanti è puntato contro il figlio dell’ex premier, ossia l’attuale primo ministro Saad Hariri. Quest’ultimo viene ritenuto artefice di una grave crisi economica che sta attanagliando da diversi anni l’intero Libano: disoccupazione molto elevata, che supera il 25% tra i giovani, inflazione alta a cui non si riesce a far fronte, mentre un debito pubblico che oramai si accinge a sforare il tetto del 150% sta impedendo una serie di investimenti necessari per far ripartire il paese.

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