M5S, Di Maio rischia lo strappo dei frondisti sui nuovi capigruppo

di Mario Ajello

ROMA «Occhio a Toninelli, alla Lezzi e alla Grillo», dicono tra Camera e Senato nei 5 stelle. I capi della rivolta interna al movimento sono loro, i tre ex ministri lasciati a spasso da Di Maio. Se Toninelli non verrà risarcito del posto al governo non riconfermatogli diventando capogruppo al Senato (da oggi si vota), i venti di fronda e di scissione avranno anche lui in prima fila. E Danilo, lombardo della provincia di Cremona con buoni rapporti con i leghisti della sua regione, anche se Salvini lo prende sempre in giro, potrebbe riservare sorprese. «Speriamo che vada tutto bene, sia nell’elezione del capogruppo al Senato sia in quella alla Camera», questo il mood in M5S, «sennò la festa del movimento a Napoli il prossimo weekend, edizione annuale ma anche occasione per celebrare il decennale della fondazione, potrebbe essere rovinata da clamorose assenze polemiche». APPROFONDIMENTI

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FESTA OPPURE NO
Ma festa o non festa, c’è che la non elezione di Toninelli – si dice che Di Maio preferisca il rivale, Gianluca Perilli, gran mediatore assai stimato da tutti – farebbe esplodere la polveriera dei malcontenti e addenserebbe una corrente, una fronda o una scissione. Con dentro la Grillo e la Lezzi, il senatore Giarrusso che non ne può più di Di Maio e di Casaleggio, i calabresi di Morra che hanno già detto mai e poi mai al patto con il Pd nelle regionali di casa loro e via così.

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