Caro Nicola Zingaretti, è scaduto anche il tuo yogurt

di Massimo Cacciari

A inseguire lo sgangherato svolgersi degli avvenimenti sulla odierna scena politica, a farne la cronaca o a cercare di spiegarseli uno dopo l’altro, si rischia di smarrire il loro senso complessivo, di riconoscere magari i singoli arbusti, ma non vedere il bosco. Un giorno si commenta lo straordinario evento di un primo ministro che governa con la Lega la mattina e col Pd e Liberi-Uguali la sera; il giorno dopo si compie l’esegesi del pensiero di un vice-primo ministro che senza il minimo accenno a possibili errori commessi passa dall’alleanza col sovranista Salvini al convinto europeismo; per concludere con lo sbocciare di nuovi movimenti e partiti, sulle cui strategie, alleanze, ecc. sembra possibile solo astrologare.

Che cosa socialmente e culturalmente tiene insieme tutti questi fenomeni? A mio avviso viviamo una fase difficilmente reversibile di radicale destrutturazione dello spazio politico. Invano si è sperato, una generazione fa, che la “fine delle ideologie” e lo stesso oggettivo indebolirsi delle ragioni tradizionali che distinguevano “destre” e “sinistre” storiche potessero condurre a una ridefinizione delle differenze che animano il conflitto politico, alla luce del salto d’epoca tra anni ’80 e ’90, simbolizzato dalla caduta del Muro. Ciò non è avvenuto da nessuna parte in Occidente, ma mentre altrove le forze tradizionali sono riuscite a svolgere una qualche funzione di contenimento, riuscendo almeno finora a reggere l’urto della trasformazione (e questo spiega anche i risultati delle ultime elezioni per il Parlamento europeo), da noi esse si sono progressivamente spappolate; non siamo stati “graziati” neppure da un ragionevole conservatorismo. Lo spazio politico si forma e de-forma sulla spinta di personalità emergenti, finalità occasionali, sondaggi, ovvero in condizioni tali da rendere fisiologicamente impossibile qualsiasi seria prospettiva di riforma a medio-lungo raggio. I partiti diventano movimenti ondivaghi, le intese di governo contratti privati, i like sostituiscono il radicamento territoriale e la rappresentatività del ceto politico. L’occasionalismo regna sovrano.

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