“Non possiamo fare tutto il primo anno”

Eppure la flessibilità che l’Europa si appresta a concedere è imponente come non mai, qualcosa come oltre 14 miliardi. Qualcuno – leggere Matteo Renzi – ha finanziato una misura come il bonus 80 euro, qualcun altro – i 5 stelle – ha usato la benevolenza di Bruxelles per portare a casa il reddito di cittadinanza. Non il nuovo governo. Per il taglio del cuneo fiscale – la misura su cui si punta – ci sono appena 2,7 miliardi: partirà da giugno, non da gennaio. Soprattutto si tradurrà in un impatto debole sulle buste paga degli italiani: la famosa mensilità aggiuntiva, 1.500 in più all’anno, lascerà il posto a un bonus dimezzato. 

I titoli della manovra si fermano qui, il resto sono briciole. Questa è la portata limitatissima e a rendere ancora più vulnerabile un disegno castrato da impegni obbligati sono le coperture. In sintesi: non è solo una manovra timida nei contenuti, è anche una manovra che si regge su una gamba zoppicante. Dei 29 miliardi necessari per coprire lo stop all’aumento dell’Iva (23,1 miliardi), le spese indifferibili (2 miliardi), il taglio del cuneo (2,7 miliardi) e altre poche micromisure ci sono i circa 14,5 miliardi che arriveranno dall’Europa. E questa è una gamba stabile perché si inserisce nei nuovi e fluidi rapporti politici tra Roma e Bruxelles. L’altra gamba, però, è costituita dalla lotta all’evasione fiscale. Qui l’ambizione del governo è imponente: incassare 7 miliardi attraverso operazioni che incentivano l’utilizzo del bancomat e della carta di credito al posto del contante. 

Questa gamba è precaria non solo perché le operazioni di recupero dell’evasione dei recenti governi sono sempre state inferiori alle attese. Lo è anche perché ancora non si è deciso come intervenire per recuperare questi 7 miliardi. È vero che la sede opportuna è la manovra e che ci sono ancora quindici giorni di tempo, ma la prima ipotesi in campo – la rimodulazione dell’Iva – ha provocato appena ieri tensioni dentro al governo e nelle sue appendici. Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha escluso che ci sarà un aumento dell’Iva, ma non la sua rimodulazione. Il problema è superato per ora, ma non cancellato. Per ora il governo ha tirato in ballo il bonus della Befana e Luigi Di Maio ha lanciato un software antievasione, tutte misure che però non bastano a garantire gli incassi programmati, né a ricompensare i cittadini del cambiamento culturale (dal cash alla carta) che si è assunto a paradigma di questa manovra. Una manovra che porta una firma nuova, ma che dentro ha contenuti vecchi.

L’HUFFPOST

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