“Non possiamo fare tutto il primo anno”

Sono passati appena tre minuti dall’inizio della conferenza stampa a palazzo Chigi per presentare la manovra quando Giuseppe Conte ne fissa i limiti: “Tutto non possiamo fare nel primo anno”. E infatti nel 2020 ci sarà solo un timidissimo taglio delle tasse sul lavoro, appena un miliardo per il green, qualche spicciolo per finanziare asili nido, il pacchetto industria 4.0 e altre micromisure. Su una manovra di 29 miliardi, ben 23 vengono fagocitati dalla necessità di evitare l’aumento dell’Iva. Numeri e misure della prima legge di bilancio 5 stelle-Pd dicono una cosa chiara: altro che discontinuità. La scelta va nella direzione opposta: pagare l’eredità del governo gialloverde. E tenere in piedi gran parte della manovra dello scorso anno: restano il reddito di cittadinanza, quota 100, la mini flat tax per le partite Iva. Per la discontinuità l’appuntamento è già rinviato. 

La manovra è il primo banco di prova del governo giallorosso, ma i titoli approvati dal Consiglio dei ministri con l’aggiornamento al Def sono striminziti, identificano una legge di bilancio di pura transizione, con il piombo ai piedi degli impegni che arrivano dal passato e l’impossibilità di dare un segnale di slancio, qualcosa che possa dare un’identità fresca al nuovo esecutivo. D’altronde in questo governo, come nello scorso, ci sono i 5 stelle e il Pd deve fare conto con l’arrembaggio dei renziani. Anche il contesto politico non aiuta.

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