M5S, Grillo lascia solo Di Maio: silenzi, post e battute per minare il leader

di Marco Imarisio

M5S, Grillo lascia solo Di Maio: silenzi, post e battute per minare il leader

Anche l’inizio non fu dei migliori. «Vi presento un aspirante deputatino…» Era il 25 gennaio del 2013, mancava un mese alle elezioni politiche che avrebbero cambiato per sempre M5S, e sul palco di Pomigliano d’Arco tirava un vento gelido. Beppe Grillo non aveva mai visto Luigi Di Maio prima d’allora. Mentre ascoltava la sobria presentazione del candidato locale fatta dai responsabili del meet up, «ha solo 26 anni ma l’acume dei saggi…», squadrava divertito quel giovane impettito e formale. Con i suoi completi impiegatizi e i modi da notabile, era ben diverso dai «suoi» ragazzi scapigliati, come l’eretico Giovanni Favia, la sua prima passione, fino ai nuovi Roberto Fico e Alessandro Di Battista, simili tra loro per affinità più esistenzial-stilistiche che politiche.

Quella diffidenza ancestrale, di natura quasi antropologica, non è mai sparita del tutto. L’incoronazione a comandante del Movimento avvenuta nell’autunno del 2017 a Rimini fu una fusione a freddo. Sul palco Grillo, che aveva annunciato il suo ritiro a vita privata, si sfiorò soltanto con «un certo Luigi Di Maio», così lo introdusse alla folla che applaudiva solo lui. Quel passaggio di consegne senza entusiasmo era conseguenza delle tensioni di un anno terribile, segnato prima dalla rottura tra l’ex comico e Gianroberto Casaleggio e poi dalla morte di quest’ultimo.

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