Ursula è scontenta

Ursula von der Leyen non è contenta. Oggi, nel giorno in cui scade il termine delle candidature degli Stati membri per la composizione della nuova Commissione, la nuova presidente fa sapere che così non va: chiederà ad alcuni paesi di cambiare i nomi proposti. E ancora mancano all’appello di nomi dell’Italia (a causa della crisi di governo) e della Francia (dovrebbe arrivare oggi). Boom. Il problema è la parità di genere: non c’è, nemmeno in partenza. E’ lontanissimo l’obiettivo della presidente tedesca di formare una squadra composta per metà da uomini e per metà da donne.

Su 27 paesi (la Gran Bretagna ha deciso di non avanzare candidature causa Brexit), 25 hanno rispetto la scadenza presentando dei nomi. Mancano all’appello la Francia, ma Emmanuel Macron dovrebbe fare il suo nome oggi, e l’Italia, dove impazza un totonomi – di cui diremo tra un po’ – ancora appeso alla crisi di governo. Ma solo Romania e Portogallo hanno rispettato l’invito di von der Leyen a proporre una coppia di candidati: un uomo e una donna in modo che la presidente possa scegliere per equilibrare la sua squadra secondo il criterio della parità di genere. In tutto le donne presentate scarseggiano: solo 9. Pochissimo per la donna scelta dal Consiglio europeo e votata dall’Europarlamento come successore di Jean Claude Juncker.

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