Salvini: ragionerò su tutto purché non tornino Renzi e i suoi

Il leader leghista chiacchierando con i suoi nei giorni scorsi avrebbe anche respinto la critica corrente, quella di aver innescato la crisi troppo tardi, consentendo così che i tempi della manovra finanziaria possano dettare quelli dell’agenda elettorale: «Se lo avessi fatto prima — avrebbe confidato a un suo fedele — avrei dato agli inciucisti il tempo per organizzarsi. Se non lo avessi fatto in agosto, forse oggi avremmo già un governo diverso, il governo horror». Lo spettro del governo «giallorosso» (per i leghisti all’antica il «governo romanista») ormai semina la paura anche tra le fila salviniane. E le ultime mosse del leader, insolitamente mellifluo persino di fronte al cannoneggiare serrato che viene dal blog a 5 stelle («Salvini può soltanto dimettersi», «Se vogliono andare al voto, perché non si dimettono?»), non aiutano a tranquillizzare i tanti che in Lega sono convinti di essere stati «cotti e mangiati». Perché se il governo Pd 5 stelle si forma, «al di là di chi profetizza una sua rapida fine, ce lo terremo certamente almeno fino all’elezione del nuovo capo dello Stato. Il che significa fino al 2022, veda lei…».

A peggiorare le previsioni, la convinzione che il futuribile governo giallorosso possa anche decidere di mettere mano alla legge elettorale. Confezionandone una proporzionale fatta apposta per spuntare le ambizioni maggioritarie di Salvini: «Nessuno di noi — dice sconsolato un big leghista — ha il coraggio di dire che il re è nudo e che questa volta il segretario ha fatto male i propri calcoli». In effetti, in Lega c’è persino chi parla di un accordo tra Salvini e il capo dei 5 Stelle per arrivare «a quel maxi rimpasto che altrimenti Di Maio non sarebbe stato in grado di imporre ai grillini». Fantapolitica.

CORRIERE.IT

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